5 novembre 2024, oggi gli elettori americani sceglieranno il 47esimo presidente. La sfida tra la democratica Kamala Harris e il repubblicano Donald Trump è equilibrata ed è difficile azzardare pronostici. Sette Stati chiave sono in bilico e salgono le tensioni. Washington è blindata, e non potrebbe essere altrimenti. La Guardia Nazionale è pronta per eventuali disordini. Altre metropoli, come New York e Los Angeles, sono in allerta, in special modo verso i seggi con maggiore affluenza. Harris punta al voto femminile e Trump cerca l’appoggio dagli elettori bianchi. La comunità ispanica è invece considerata fondamentale per l’esito delle elezioni, mentre l’asse Trump-Netanyahu ha suscitato non poche polemiche, anche per la presunta influenza sionista nella politica americana.
La partita si gioca in sette “swing states”, tra cui: Pennsylvania, Michigan, Arizona e Georgia. L’elettorato americano è diviso ma il conteggio è facile, vince chi ottiene almeno 270 voti elettorali sui 538 disponibili.
Chi sono i candidati
Kamala Harris è la vicepresidente in carica. La sua campagna elettorale fa leva sui diritti civili, sul miglioramento dell’accesso alla sanità e su politiche ambientali sostenibili. Harris fa appello soprattutto alle minoranze e auspica una grande partecipazione del voto ispanico e afroamericano.
Donald Trump è un conservatore, punta sulla sicurezza interna e attacca le politiche migratorie di Harris e del Partito Democratico. Cerca l’appoggio degli elettori bianchi, puntando sul tema della “Make America Great Again” e sull’economia. Sostiene che solo un approccio rigoroso può affrontare i problemi strutturali del paese.
La situazione economica è un altro tema dominante
Trump promette una gestione del deficit rigida e incentivi per le piccole e medie imprese. Harris propone riforme fiscali per i più abbienti e l’aumento della spesa pubblica nei settori come istruzione e sanità. Sulla politica energetica poi, Trump critica con forza la Green New Deal, proposta da Harris per ridurre le emissioni di carbonio.
Immigrazione e sicurezza
La campagna di Trump punta sulla sicurezza interna e sull’immigrazione e promette una stretta ai controlli alle frontiere. Harris, invece, è favorevole a una riforma globale dell’immigrazione e propone una maggiore integrazione delle comunità di migranti. Soprattutto per le necessità del mercato del lavoro.
Ogni Stato è importante
Secondo Alcuni osservatori politici, il voto ispanico negli Stati come Arizona e Nevada potrebbe essere decisivo per Harris, mentre negli Stati come la Florida, la comunità cubano-americana sarebbe favorevole a Trump. Ogni singolo stato è cruciale, poiché i voti elettorali sono attribuiti su base statale secondo la logica “winner takes all”, eccetto nel Maine e nel Nebraska, dove vige un sistema proporzionale.
Le donne e le minoranze etniche
Il voto delle donne è un altro elemento determinante. Anche il voto delle minoranze etniche è particolarmente importante. Afroamericani e latini potrebbero fare la differenza negli stati chiave, Texas, Nevada e Arizona, dato il numero di elettori di queste comunità.
L’Europa
Queste elezioni Usa destano particolare interesse per l’Europa, per l’impatto che la politica americana potrà avere negli scenari come il Medio Oriente e per il rapporto di Trump con Israele e gli altri alleati storici.
L’Italia
Nel nostro Paese, il governo è diviso tra FdI, che sarebbe favorevole a Trump, e la corrente di Salvini, che si dichiara neutrale. Una dichiarazione che comunque appare non proprio attendile vista la “simpatia” proprio di Salvini verso Trump. L’eventuale cambio della politica estera USA potrebbe influire sulle relazioni con l’Europa, con la NATO e nella gestione delle crisi migratorie.
I risultati
Sarà un Election Day lungo, secondo gli analisti e i primi risultati potrebbero arrivare solo a notte inoltrata. In caso di una vittoria al fotofinish è facile attendersi che il perdente si appellerà a riconteggi, come ormai siamo abituati a vedere.
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