Erri De Luca a Zai.time: “La DAD prevede figli unici o ambienti privilegiati, meglio che si rischi la presenza”

L’intellettuale è intervenuto a Zai.time sui temi caldi del momento, dando anche dei preziosi consigli ai giovani

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Erri De Luca – giornalista, scrittore e poeta – ha fatto della libertà di critica e di contraddizione il proprio simbolo. Intervenuto nella trasmissione Zai.time, in diretta nazionale su ML Network con la conduzione di Chiara Di Paola e Riccardo Cotumaccio, ha ragionato su didattica a distanza, campagna vaccinale, qualità dei media e importanza della lettura per la formazione. Ha dichiarato che tutti ci troviamo davanti a un qualcosa che riguarda un sentimento comune: quello della ricerca di una difesa da questa pandemia. È dunque normale che coinvolga opinioni, sentimenti e pareri. Però la questione è completamente in mano ai competenti: si può dibattere molto, ma la decisione è la loro.

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Riguardo la comunicazione dei media sulla pandemia: “Credo che i problemi della comunicazione relativa alla pandemia siano una conseguenza inevitabile del fatto che tecnicamente di essa si sa ancora poco. Sembra che sia un’epidemia ad uso personale: ognuno la subisce in maniera completamente diversa, a prescindere dall’età e dalle condizioni di vita. Ci troviamo in una fase in cui sperimentiamo delle risposte e cerchiamo di capire qualcosa. Dunque non è possibile garantire certezze, e il margine per il dibattito è vastissimo, anche per quanto riguarda i sentimenti più profondi di questa nostra paura del virus.”

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Sulla tematica “scuole chuse e studenti in DAD”, lo scrittore sostiene: “Se in famiglia ci sono due studenti, allora si dovrebbe avere almeno un computer per ciascuno affinché possano seguire contemporaneamente la didattica a distanza. La DAD prevede figli unici o ambienti abbastanza privilegiati. Forse è meglio che si rischi la presenza a scuola, che ha delle garanzie di salvaguardia e di precauzione. È l’esterno che ancora non le ha, e non le potrà avere finché non ci sarà una vaccinazione generale”. E sulla lettura e la letteratura: “Non ci deve essere una lista di libri obbligatori perché la lettura è facoltativa e personale. Si tratta di incontri tra un lettore e le pagine. La scuola che ho conosciuto io i libri me li faceva cancellare. Però ho avuto la fortuna di crescere in una casa che ne era piena. La didattica aveva un’impostazione che mi dava fastidio: si leggeva un’opera e ci si interrogava sul cosa avesse voluto trasmettere lo scrittore. Quello che serve a un lettore è capire cosa la lettura abbia trasmesso a lui, cosa abbia scoperto su se stesso.”


Foto di Kaboompics – Pexels

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