“Si racconta, si dice che …”, questo è il modo di esprimersi quando si parla di un fatto eccezionale di cui si è sentito parlare, e di cui si presuppone che qualcuno o molti siano stati testimoni, ma poi in definitiva è il racconto stesso ad essere alla base della creazione di una ‘mitologia’ che diventa materia autonoma e poi è anche un fatto che non è suscettibile di essere dimostrato, ma che ha una sua verità intrinseca.
I ‘fatti misteriosi’ sono infatti quei racconti, che anche se non sono provati costituiscono materia di narrazione; poco importa se siano realmente accaduti, l’importante forse è che essi ci trascinino in un mondo dove il ‘fantastico’ regna sovrano ed è quasi un rimedio per evadere da una realtà dove la logica chiude la strada ad ogni spiegazione che non sia saldamente provata.
Fatti misteriosi a Monterotondo e … dintorni
L’O.M.N.I. era ubicato nei locali che ora accolgono l’Istituto Tecnico Angelo Frammartino in Piazza Santa Maria delle Grazie, dietro la chiesa.
Nel locale vicino, c’era la camera mortuaria ove venivano deposti i corpicini dei bambini nati morti o di pochi giorni. Qualcuno nelle abitazioni adiacenti affermava di sentire, specialmente di notte, lamenti e rumori particolari. Infine, sempre come voce che circolava c’era l’ipotesi che i suicidi avvenuti in quell’area siano stati provocati anche da tali ‘presenze’.
Nelle abitazioni vicine qualcuno notava strani rumori e bagliori, ascensori che salivano e scendevano da soli, luci che andavano e venivano, rumori di macchine da scrivere, voci maschili.
La casa infestata…
Si racconta di una ‘casa infestata’ lungo la via Nomentana, in direzione Mentana, a poco più di mezzo chilometro dall’Arco di Fausto Cecconi, sulla destra c’erano le rovine di una casa abbandonata. Lì aveva vissuto una famiglia la quale, durante una festa, fu distrutta dal crollo del tetto: in particolare vi morirono le figlie in età da marito.
Si tramanda che diversi passanti videro, negli anni successivi, di notte tutte le luci accese e udirono musiche e canti provenienti dall’interno della casa.
Si racconta pure che qualcuno più curioso e coraggioso affacciandosi alle finestre del pianterreno, vide svolgersi la festa: questi, però, venivano ‘rapiti’ dalle figlie del padrone di casa e poi lasciati frastornati e laceri lungo la strada.
L’amico ritrovato
Anche la vicinanza di un cimitero costituisce l’inizio di una ‘narrazione misteriosa’, si racconta che un operaio che abitava in Via Castelchiodato, poco più giù del Cimitero di Monterotondo, che era ritornato dopo una decina d’anni dal Canada. La sera volle farsi un giretto nel paese per rivedere i vecchi amici. Ritornando a casa, nei pressi del Cimitero, vide un suo caro amico; dopo i convenevoli si misero a chiacchierare del più e del meno.
Il suo amico gli disse alla fine che lui aveva cambiato casa e invece che in centro adesso abitava lì vicino e che avrebbero potuto vedersi facilmente la sera successiva per andarsi a prendere qualcosa al Bar; rientrando a casa l’operaio raccontò in famiglia di aver rivisto alcuni dei suoi vecchi amici, tra i quali quel tale incontrato vicino casa. I familiari, allibiti, le dissero che quel tale era morto poco dopo che lui partisse per lavorare in Canada!
Il nobile decaduto
Un ‘personaggio colorito’, proprio il prototipo classico del fantasma è quello del “Cappellò all’ Mmattonata”, dal nome dell’l’attuale Via Giovagnoli di Monterotondo.
Si racconta che nell’attuale Via Giovagnoli di Monterotondo viveva un nobile decaduto.
Di tanto in tanto gli abitanti della via, a tarda ora, sentivano, e i più coraggiosi lo videro anche dalle imposte socchiuse, provenire dalla scalinata del Palazzo Ursini un personaggio avvolto in un mantello e con un cappello a larghe tese che gli copriva il volto, il quale si trascinava delle pesanti catene.
‘Cappellò’, così lo soprannominarono per via del suo ampio cappello; arrivato a passi pesanti al portone di casa del nobile bussava rumorosamente, il portone veniva aperto e poi richiuso. Da quel momento si sentivano spesso come dei parlottii, suoni di strane parole e musiche di pianoforte o violino, poi più nulla.
Finalmente una sera, dopo il consueto preambolo di rumore di catene e nenie e un parlare concitato fra i due, i vicini sentirono un forte grido e videro come una fiammata proveniente dall’interno della casa; solo al mattino ebbero il coraggio di entrare e trovarono il nobile riverso a terra esanime, aveva delle bruciature alle mani e al volto. Si rafforzò quindi la convinzione che avesse fatto un patto col diavolo, il quale nelle vesti di ‘Cappellò’ era venuto a ‘ritirarsi’ la sua anima.
Si raccontano questi fatti a Monterotondo, ‘fatti misteriosi’, il mistero è un luogo nel quale non si può penetrare, una ‘soglia’ dalla quale sbirciare increduli, ciò che la nostra ragione rifiuta.