di Marcella Lo Russo
“Pirati della strada, in calo grazie alla Legge sull’omicidio stradale”
“Pirati della strada, in Italia è un fenomeno in aumento”
Se sommassimo questi due paradossali articoli pubblicati su internet, alla difficoltà di tracciare anche un sommario identikit del conducente che infrange le norme previste dal codice della strada (ad eccezione dei cliché quali soggetto in stato di ebbrezza alcolica o sotto effetto di droghe o distratto da uso improprio del cellulare), potremmo quasi giustificare quel senso di confusione ed impotenza dell’opinione pubblica di fronte alla questione in oggetto.
Ma ogni volta che si parla di insufficiente educazione stradale, di condotta lesiva verso se stessi e verso il prossimo ovvero di impunità e “impeachments legislativi” (salvo nei casi di eventi gravissimi che suscitano sdegno o allarme sociale), non si può rimanere impassibili!
Verrebbe da dire, infatti, che i rispettabilissimi “venerdì ecologici” (ultima invenzione di molti studenti per “disertare” la scuola … ma per una nobile causa), andrebbero quanto meno alternati ad altrettante manifestazioni globali contro quello che viene definito fenomeno fuga, tipico dei “pirati della strada” i quali, dopo il sinistro, fuggono incorrendo nell’ulteriore reato della omissione di soccorso. Così come è accaduto il 29 aprile scorso a Ponte Milvio, quando ad essere investito da uno spericolato automobilista italiano (non sono solo gli stranieri a commettere reati, è sempre bene ricordarlo!) è stato un carissimo collega dello staff della redazione di questo giornale, Antonio Di Stefano, trasportato in codice rosso ad un noto ospedale di Roma in cui si è reso indispensabile un intervento alla sua colonna vertebrale seguito da terapie mediche, riabilitative e di sostegno psicologico post-trauma di particolare entità. Il conducente, dopo ricerche da parte della Polizia Urbana che si è spinta fino ad Anzio, si è costituito il giorno dopo l’incidente, forse temendo – come tutti i “pirati della strada” più la sottrazione della patente e del veicolo che il doveroso risarcimento danni (si è dichiarato “nulla tenente”!) ovvero un fermo giudiziario in attesa di processo ed una condanna sempre meno credibile ed equa.
Auspichiamo un tempestivo recupero del nostro amico e collega, nonché un convinto pentimento dello spericolato conducente, affinché siano scoraggiati altri giovani come lui dall’intraprendere comportamenti sconsiderati che rischiano di cambiare per sempre la vita delle loro vittime di turno.
Auguri di pronta guarigione Antonio, da tutta la redazione!