La morte viene dal cielo, con l’evoluzione della tecnologia e di conseguenza della guerra, ognuna di esse oggi si avvale dei bombardamenti, che possono essere strategici oppure terroristici.
La storia porta nella memoria una moltitudine di città rase al suolo dalle bombe sganciate dagli aerei in particolare quelli americani durante la Seconda Guerra Mondiale.
In verità ad inventare questa tattica fu però un italiano, Giulio Gavotti, durante la guerra Italo-Turca (1911-1912), che fu una palestra in vista della Grande Guerra del 15-18.
Nonostante il nome, questa guerra fu combattuta in Libia tra il Regno d’Italia e quello che all’epoca era l’impero Ottomano, per ragioni territoriali. Fu un conflitto che vide scendere in campo per la prima volta nuove tecnologie, tra cui l’aeroplano con 9 unità predisposte per la ricognizione.
La guerra si risolse con una schiacciante vittoria italiana, anche grazie al successivo utilizzo dell’aereo come apparecchio bellico d’attacco.
Come detto, il capitano Giulio Gavotti fu il primo a sperimentare una tattica offensiva, sganciando delle bombe a mano sopra un un accampamento ottomano, ad Ain Zara e sull’oasi di Tripoli, portando scompiglio e terrore tra le truppe turche totalmente impotenti a fronteggiare un assalto mai effettuato prima della storia.
Era il 1° novembre 1911, furono 3 le granate Cipelli che Gavotti sganció sul nemico a bordo del suo Etrich Taube, come lui stesso racconta in una lettera spedita al padre.
Ho deciso di tentare oggi di lanciare delle bombe dall’aeroplano. È la prima volta che si tenta una cosa di questo genere e se riesco sarò contento di essere il primo. Appena è chiaro sono nel campo. Faccio uscire il mio apparecchio. Vicino al seggiolino ho inchiodato una cassettina di cuoio; la fascio internamente di ovatta e vi adagio sopra le bombe con precauzione. Queste bombette sono sferiche e pesano circa un chilo e mezzo. Nella cassetta ne ho tre; l’altra la metto nella tasca della giubba di cuoio. In un’altra tasca ho una piccola scatoletta di cartone con entro quattro detonatori al fulminato di mercurio. Parto felicemente e mi dirigo subito verso il mare. Arrivo fin sopra la “Sicilia” ancorata a ovest di Tripoli dirimpetto all’oasi di Gurgi poi torno indietro passo sopra la “Brin”, la “Saint Bon” la “Filiberto” sui piroscafi ancorati in rada. Quando ho raggiunto 700 metri mi dirigo verso l’interno. Oltrepasso la linea dei nostri avamposti situata sul limitare dell’oasi e mi inoltro sul deserto in direzione di Ain Zara altra piccola oasi dove avevo visto nei giorni precedenti gli accampamenti nemici (circa 2000 uomini). Dopo non molto tempo scorgo perfettamente la massa scura dell’oasi che si avvicina rapidamente. Con una mano tengo il volante, coll’altra sciolgo il corregile che tien chiuso il coperchio della scatola; estraggo una bomba la poso sulle ginocchia. Cambio mano al volante e con quella libera estraggo un detonatore dalla scatoletta e lo metto in bocca. Richiudo la scatoletta; metto il detonatore nella bomba e guardo abbasso. Sono pronto. Circa un chilometro mi separa dall’oasi. Già vedo perfettamente le tende arabe. Vedo due accampamenti vicino a una casa quadrata bianca uno di circa 200 uomini e, l’altro di circa 50. Poco prima di esservi sopra afferro la bomba colla mano destra; coi denti strappo la chiavetta di sicurezza e butto la bomba fuori dall’ala. Riesco a seguirla coll’occhio per pochi secondi poi scompare. Dopo un momento vedo proprio in mezzo al piccolo attendamento una nuvoletta scura. Io veramente avevo mirato il grande ma sono stato fortunato lo stesso; ho colpito giusto. Ripasso parecchie volte e lancio altre due bombe di cui però non riesco a constatare l’effetto. Me ne rimane una ancora che lancio più tardi sull’oasi stessa di Tripoli. Scendo molto contento del risultato ottenuto. Vado subito alla divisione a riferire e poi dal Governatore gen. Caneva. Tutti si dimostrano assai soddisfatti.
La stampa di tutto il mondo diede grande risalto alla sua impresa e per questa ed altre venne decorato con la Medaglia d’ Argento al Valor Militare. Successivamente Gavotti prosegui la sua carriera come ingegnere e come aviatore, venendo insignito anche di cariche importanti.