Giornata internazionale del popolo Rom, in ricorrenza del primo congresso

Giornata internazionale del popolo Rom, in ricorrenza del primo congresso del 1971 per celebrare la loro cultura e attenzionare le discriminazioni subite

Giornata internazionale del popolo Rom, con ricorrenza al primo congresso internazionale del popolo Rom, svoltasi nel 1971, dal 7 al 12 aprile. Grazie a questo evento diverse istituzioni riconoscono il valore della cultura Rom, e le problematiche legate alle discriminazioni subite dai suoi appartenenti.

I movimenti che hanno portato al congresso, nascono in Europa e si sono scatenati alla fine della Seconda guerra mondiale, quando si è capita la gravità dello sterminio di Rom e Sinti da parte dei nazifascisti. Intellettuali e attivisti Rom, durante il summit a  Chelsfield, Londra, hanno definito i contorni della propria cultura. Da questo evento nasce la Romani Union, la prima associazione mondiale dei Rom riconosciuta dall’Onu nel 1979. La giornata di oggi, viene stabilita come data per la ricorrenza ufficiale solo durante il quarto congresso mondiale della International Romani Union nel 1990.

La storia del popolo Rom in Europa, è caratterizzata da diverse forme di esclusione e intolleranza, e solo rari periodi di pace e visioni romantiche della loro vita. Spesso questo gruppo viene sottoposto a espulsioni e arresti solo sulla base della sua etnia. Di rilievo la storia del popolo Rom nel XVIII secolo, dove sotto l’Impero Asburgico, i loro figli vengono portati via dalle case per essere “ri-educati” e la lingua e i costumi rom vengono vietati. La loro situazione di schiavitù cessa solo nel XIX, con la fondazione della moderna Romania.

Dopo il vero e proprio genocidio nazifascista, si parla di almeno 500mila persona, i Rom che vivono nei Paesi dell’Est Europa vengono “integrati” dai regimi comunisti ma finiscono per essere esclusi dal mondo del lavoro o per compiere i mestieri più umili. Ma le restrizioni sono sempre indirizzate alla loro lingua, alla loro libertà i movimento e alla possibilità di possedere delle proprietà private.

Al giorno d’oggi, in Italia la maggior parte dei Rom è stanziale, di fatti la loro natura “nomade” appartiene al passato, anche se molti continuano ad identificarli in tal modo. L’articolo 6 della nostra costituzione tutela le minoranze linguistiche , ma i Rom non sono riconosciuti tali, nonostante l’esistenza della lingua romanì, contenente diversi dialetti. In realtà, la maggior parte parla italiano e il romanì è utilizzato perlopiù dagli anziani.

In Europa si stimano circa undici milioni di individui, portando il popolo Rom ad essere la più grande minoranza etnica europea, inoltre si stima che in italia la comunità sarebbe composta al 60% da minori. I molteplici studi, svolti analizzando la situazione perenne di discriminazione che questo popolo vive in tutta Europa, risulta evidente la loro condizione di “discriminazione multipla”. Ciò evidenzia l’importanza di questa giornata: si parla di undici milioni di persone che vengono discriminate per la loro appartenenza allo stesso gruppo sociale.

Chi condanna il popolo Rom per alcune caratteristiche della loro vita sociale, sono gli stessi che non permettono loro di avere maggiori possibilità. Ad esempio precludendo loro determinati diritti economici, è difficile avere una possibilità per uscire da una condizione di povertà.

Per questa ragione «il Comitato ONU si è in particolare dichiarato preoccupato per l’estendersi di un linguaggio razzista, della stigmatizzazione e degli stereotipi nei confronti dei Rom, Sinti e Caminanti così come dei non cittadini, dichiarando che la libertà di espressione non può prescindere dal rispetto dei principi di eguaglianza e non discriminazione e non giustifica l’incitamento all’odio razziale né la diffusione di idee legate alla superiorità della razza.»

Infine il Comitato ha dichiarato la propria preoccupazione per la discriminazione razziale sui media, in internet e in particolare sui social network, in continuo aumento. Esorta l’Italia a controllare e assicurarsi che questi comportamenti non vengano esortati dai media italiani che non devono classificare in maniera negativa o stigmatizzare le minoranze etniche e i non cittadini.