Col ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, le aziende italiane sono preoccupate dall’annuncio di nuovi dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. Trump ha dichiarato di voler imporre tariffe fino al 60% sui prodotti cinesi e al 20% su quelli provenienti da altri Paesi, inclusi quelli europei. Tra il 2018 e il 2019, durante il suo primo mandato, introdusse infatti dazi che colpirono soprattutto il settore agroalimentare italiano. Lo scenario potrebbe ripetersi. Quali strategie stanno adottando le aziende per affrontarlo.
Spedizioni anticipate? Per Mutti non è una soluzione
Secondo il Financial Times, alcune aziende italiane, in particolare quelle del settore caseario, stanno aumentando le spedizioni negli USA per creare scorte prima di eventuali dazi. Francesco Mutti, amministratore delegato dell’omonima azienda famosa per la passata di pomodoro, ritiene questa mossa poco efficace. “Non ha senso speculare nel breve termine, è più utile adottare una visione strategica di lungo periodo”, spiega. Negli USA, il mercato di Mutti vale circa il 4% delle esportazioni, una quota importante ma non cruciale. Nel 2018, la passata di pomodoro non fu colpita dai dazi, e l’azienda spera che anche questa volta si possa evitare il peggio.
Un prodotto per il mercato elitario
“Il nostro prodotto – spiega ancora Mutti – è pensato per chi cerca l’eccellenza. Non c’è competizione sul prezzo, i produttori americani sono molto più competitivi di quelli italiani. L’introduzione di dazi, dunque, non servirebbe per rispondere a problemi di distorsione del mercato, ma solo ad attuare una visione politica che mette barriere e riduce il commercio internazionale. Se Trump optasse davvero per nuovi dazi ci adatteremo”.
Rodolfi
Anche Rodolfi Mansueto, storica azienda del pomodoro, condivide questa posizione. “Puntiamo su una strategia di lungo periodo, evitando speculazioni”, afferma Riccardo Conforti, export manager dell’azienda, per la quale gli Stati Uniti rappresentano il 10% del fatturato. Tuttavia, Conforti sottolinea che dazi del 20% avrebbero un impatto significativo sul settore agroalimentare italiano.
Parmigiano Reggiano
Un esempio di approccio alternativo viene dal consorzio del Parmigiano Reggiano, che ha aperto un ufficio operativo negli USA per rafforzare le relazioni con le istituzioni americane. “Vogliamo far capire che il nostro prodotto contribuisce all’economia americana, senza danneggiare i produttori locali”, spiega Nicola Bertinelli, presidente del consorzio. Gli USA rappresentano il primo mercato estero per il Parmigiano, con una quota del 22% delle esportazioni. Tuttavia, nuovi dazi rischierebbero di compromettere gli obiettivi di crescita del consorzio. Anche Parmigiano Reggiano, come Mutti, si rivolge a una fascia alta di consumatori. Con un prezzo medio di 20 dollari a libbra, esattamente il doppio dei 10 dollari a libbra del parmesan americano.
Il consorzio di caseifici indica il mercato americano come quello col più alto potenziale per i prossimi cinque anni. I dazi di Trump però far saltare i piani del consorzio, che punta ad aumentare le esportazioni verso gli Usa del 3% ogni anno nei prossimi sette anni. “Se i dazi rallentassero i consumi dei cittadini americani, questo target risulterebbe difficilmente raggiungibile”, ammette Bertinelli.
Barilla
L’azienda Barilla, parrebbe invece per nulla preoccupata da possibili dazi grazie alla produzione della pasta destinata al mercato americano direttamente negli USA. L’unico prodotto esportato dall’Europa sono i crispbread Wasa, che rappresentano una parte marginale del business.
Il settore del vino: timori per il futuro
I produttori di vino italiani, già colpiti dai dazi del 25% durante la prima presidenza Trump, temono una ripresa delle tariffe nel 2026, quando scadrà la moratoria attuale. Giuseppe D’Avino, vicepresidente di Federvini, sottolinea che gli USA sono il secondo mercato per l’export italiano dopo l’Europa. Per evitare danni, l’associazione sta intensificando il dialogo diplomatico con Washington e Bruxelles, sperando in un ruolo chiave del governo italiano nel contesto europeo.
L’importanza del mercato americano
Gli Stati Uniti rappresentano il secondo partner commerciale dell’Italia dopo la Germania. Nel 2023, l’export italiano verso gli USA ha raggiunto 67,3 miliardi di euro, con un ruolo di primo piano per il settore agroalimentare. Tuttavia, nuovi dazi potrebbero rallentare questa crescita, con potenziali ripercussioni sulle esportazioni e sul commercio globale.
Foto: Caseificio San Simone