Si parla di Cpr, spesso alterandone, anche involontariamente, il significato. C’è un po’ di confusione sulle condizioni di questi Centri e soprattutto su quelle di chi, al loro interno trascorre una non vita.
Cosa sono i Cpr?
Il Centro di Permanenza per il Rimpatrio è un luogo di detenzione amministrativa in cui sono trattenuti extracomunitari senza documenti regolari di soggiorno. Oppure quelli destinatari di provvedimento di espulsione. La permanenza nel centro è fissata per un periodo di tre mesi, prorogabile, di tre mesi in tre mesi, fino a un massimo di 18.
Lo storico Cpr di Ponte Galeria
Il termine “storico” non è un abuso linguistico, poiché la struttura, sita fuori dal centro abitato, in Via Cesare Chiodi a Roma, ha compiuto 26 anni. Attualmente il Centro è gestito da ORS Italia della multinazionale ORS Group. Gli organismi di controllo sono: l’Esercito e la Guardia di finanza per il perimetro esterno. La Polizia per il servizio di riconoscimenti, vigilanza e amministrazione. I carabinieri per il controllo antisommossa.
L’architettura
Le zone di trattenimento sono formate da moduli con due o più stanze, inclusa l’area esterna comune. Delle cancellate di ferro alte 8 metri separano questi moduli dall’area amministrativa. Nella zona maschile oltre alle barre di ferro, sono stati aggiunti dei pannelli in spesso vetro per contenere eventuali tentativi di evasione o di rivolta.
Sebbene la descrizione già susciti sufficiente angoscia è bene sottolineare che la realtà supera di gran lunga l’impressione che si può ricevere dalla lettura.
Un record durato fino al 2021
Fino al 2021 è stata la più grande struttura di detenzione amministrativa d’Italia, con una capienza che negli anni è oscillata dai 300 ai 210 posti, ridotta a 125 nell’ultimo capitolato d’appalto. E’ l’unico Cpr con una sezione femminile. Nel 2015 vi furono trattenute 66 donne sopravvissute alla tratta e allo sfruttamento sessuale, alcune di loro vennero poi rimpatriate.
Una “macchina” che genera denaro
Ponte Galeria ben rappresenta il concetto dei Cpr in Italia: una continua e crescente privatizzazione da parte di vere e proprie multinazionali. Un programma che sembra allargarsi ai Cas e all’accoglienza dei richiedenti asilo. L’Italia, solo nel 2021-2023, ha bandito appalti per circa 56 milioni di euro per la gestione dei Cpr.
A Ponte Galeria il costo medio di un posto è di 17.200 euro all’anno. I rimpatri riguardano appena il 30% dei detenuti. Investimenti destinati ad una politica incapace e disumana. Quella politica che invece dovrebbe lenire le sofferenze dei migranti, con accoglienza e protezione e che li avvii ai processi di inserimento.
Queste finalità in realtà a Roma sono perseguite, e spesso con successo, grazie all’azione delle associazioni e al volontariato. Ma va sottolineato che, senza il volontariato di queste associazioni i risultati, se affidati alla sola politica, sarebbero penosi.
Foto: openmigration.org