Il Lazio dichiara guerra ai cinghiali, saranno abbattuti dai cacciatori

La regione Lazio ha deciso di dare il via libera alla caccia dei cinghiali per contenere il virus della peste suina. Secondo gli animalisti e altre associazioni di cittadini però, dietro a questo motivo ci sarebbe null’altro che una pratica sbrigativa e a costo zero per limitare il numero degli ungulati. Comunque Giovanni Filippini, il Commissario straordinario alla PSA (peste suina africana) nominato dopo le dimissioni a fine luglio di Vincenzo Caputo ha accolto la proposta della Giunta a guida Francesco Rocca. Il ricorso al fucile da caccia è quindi la soluzione che adotteranno i cacciatori laziali.

Doppiette in azione

Una deroga al calendario venatorio che si contrappone alla decisione del 2023, quando la Regione non aveva voluto estendere il periodo, come fatto ad esempio, dalla Val d’Aosta. Si applicherà la tecnica della cosiddetta “girata”, cioè un solo cane per accompagnare il cacciatore. Nelle piccole aree saranno consentiti gli accessi a 15 cacciatori, e non si fatica a pensare che non dovranno impegnarsi moltissimo per abbattere i cinghiali presenti.

La misura andrà ad interessare in particolare la “zona di restrizione 1”, una fascia tra l’area infetta e quella libera. Qui si praticherà la “caccia di selezione”. Saranno incluse nelle battute di caccia anche le “zone bianche”, non indicate per la caccia al cinghiale.

L’entusiasmo di Righini

L’assessore regionale all’Agricoltura e alla Caccia, Giancarlo Righini ha ringraziato il Commissario Filippini per aver accolto le richieste della Giunta. “La nostra battaglia contro la Psa continua senza sosta. – Ha sottolineato l’assessore – I danni causati dai cinghiali e dalla fauna selvatica sono ormai incalcolabili, e dobbiamo fare tutto il possibile per sostenere le imprese agricole”. Lo scorso luglio, era stato concesso agli agricoltori di abbattere i cinghiali sui loro terreni. Operazione sostenuta da Coldiretti, che da anni denuncia i danni all’agricoltura.

Foto greenme.it