Il Risparmiometro. Se risparmi troppo devi giustificarti, altrimenti sarai tassato

L’ombra dell’evasione

L’Italia è una nave che fatica a restare a galla, zavorrata dal peso di una piaga che da decenni ne ostacola la crescita: l’evasione fiscale. Un male subdolo, capace di infiltrarsi ovunque, soffocando le imprese, rallentando l’economia e negando ai cittadini servizi essenziali. Un vortice infernale che si autoalimenta, impedendo alla nostra nazione di competere sul mercato globale e lasciando spazio a ingiustizie inaccettabili.

Il Risparmiometro

Il fisco però ha affinato le proprie armi. Un nuovo strumento di controllo, spietato e implacabile, si prefigge di setacciare ogni conto corrente, ogni transazione, ogni risparmio. Si tratta del Risparmiometro, o Evasometro Anonimizzato. Un algoritmo freddo e infallibile, capace di analizzare milioni di dati finanziari con una precisione chirurgica. Niente sfuggirà al suo sguardo.

Il Grande fratello del denaro

Questo strumento rivoluzionario agirà in modo massivo, senza distinzione tra ricchi e poveri. Ogni cittadino, indipendentemente dal reddito, verrà scandagliato attraverso l’enorme banca dati del Fisco, la cosiddetta superanagrafe dei conti. L’obiettivo? Scovare chi dichiara poco e risparmia troppo. Il principio è semplice e implacabile: se tra quanto dichiarato e quanto accumulato vi è una discrepanza superiore al 20%, scattano i controlli. L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza busseranno alla porta dei sospettati, chiedendo spiegazioni. E su chi non saprà giustificare i soldi di troppo calerà la mannaia della tassa sui risparmi.

Una rete senza via di fuga

Ogni movimento sarà osservato. Conti correnti, depositi bancari, carte di credito e prepagate, buoni fruttiferi, prodotti assicurativi: tutto finirà sotto esame. Persino chi pensa di poter sfuggire operando in contanti dovrà stare attento: un conto senza entrate né uscite sarà sospetto. Il dubbio di un lavoro nero, di guadagni non dichiarati, di un’evasione che fino a ieri restava nell’ombra.

Come nasce il Risparmiometro

Questo sistema non è nato dal nulla. Il primo passo risale al 2011, con il decreto Salva Italia del governo Monti. Ma la macchina burocratica italiana è lenta ma il risparmiometro è pronto a dispiegare tutta la sua potenza. Superate le controversie sulla privacy e la protezione dei dati, il Garante ha dato il via libera, ponendo solo alcune garanzie sulla sicurezza dei mezzi di trasmissione.

Il contribuente deve giustificarsi o pagare

Chi finisce nella rete del risparmiometro non verrà subito accusato, ma dovrà affrontare un vero e proprio processo di verifica. Il contribuente sarà convocato da un funzionario, per spiegare ogni cifra sospetta. L’onere della prova sarà tutta sulle sue spalle. Un prestito familiare? Una donazione? Una vincita al gioco? Ogni euro dovrà essere dimostrato con prove concrete e documenti inoppugnabili. Se le giustificazioni non saranno convincenti, scatterà l’accertamento fiscale, un’indagine ancora più approfondita per scavare a fondo nella situazione patrimoniale dell’interessato. E se emergeranno anomalie, la sentenza sarà inappellabile: arriverà la tassa sui risparmi, colpendo ogni euro non giustificato.

Nessuno è escluso

Alcuni pensano che solo i grandi evasori debbano tremare, ma è un’illusione. Il sistema non fa distinzioni: anche i piccoli correntisti saranno osservati. Un cittadino con un conto “immobile”, senza movimenti evidenti, potrebbe trovarsi sotto indagine con il sospetto di lavorare in nero. La logica è che se non si preleva denaro, si vive con proventi derivanti da lavoro in nero o da altre attività non documentate ufficialmente.

Questo meccanismo stringerà sempre di più il cerchio intorno all’evasione, portando alla luce eventuale denaro sommerso. La lotta è appena iniziata e nessuno può sentirsi al sicuro. Il risparmiometro è acceso. Il Fisco guarda. E chi ha qualcosa da nascondere farebbe bene a preoccuparsi.

Foto: ildigitale.it