Rubrica di economia e finanza
a cura di Mario Rugini
La attuale Crisi di Governo che ha portato alle dimissioni del Presidente del Consiglio potrebbe creare delle ripercussioni forti sull’economia che in questo periodo non brilla certo per dati positivi, a fine luglio l’Istat ha certificato la crescita zero in Italia per il secondo trimestre del 2019.
I segnali che vengono dall’esterno sono abbastanza preoccupanti. I dati negativi sulla produzione tedesca sembrano preludere a un Pil piatto o in contrazione nella rilevazione sul secondo trimestre. Negli Stati Uniti, alcuni economisti temono che ci possa essere una prossima recessione globale indotta dalla mancata fine della guerra commerciale Usa-Cina.
C’è anche il tema della Brexit che in parte a causato la prima contrazione del Pil Britannico (- 0,2%) da sette anni a questa parte.
Questi fattori di rischio erano già presenti nel 2018 e probabilmente nel 2019 sembrava necessario evitare una crisi politica perché i provvedimenti in deficit adottati nel 2018 (Reddito di Cittadinanza e Quota 100)
sono stati garantiti con le coperture derivanti dall’aumento dell’Iva.
Innanzitutto è bene ricordare di cosa si tratta. In sede di trattativa con l’Europa, gli ultimi governi (il primo fu, nel 2011, quello guidato da Berlusconi) hanno avuto il via libera ad alcune misure finanziate in deficit (nel caso dell’esecutivo Conte, in particolare, quota 100 e reddito di cittadinanza) in cambio dell’impegno a trovare coprirle in Finanziaria. Se però si viene meno a questa promessa, scattano le ‘clausole di salvaguardia’, ovvero aumenti di Iva – dal 22% al 25,2% per l’aliquota ordinaria, dal 10 al 13% per quella agevolata – il cui gettito garantisce il ripianamento del bilancio. Ovviamente, questo si traduce nell’aumento del prezzo di praticamente tutti i prodotti.
Per ‘sterilizzare’ le clausole (che sono contenute nella legge di Bilancio 2019, e su cui, dunque, non si può chiedere un’ulteriore deroga) bisogna trovare 23 miliardi di euro e dunque quale governo si farà carico di questo fardello?
Se dovesse scattare l’aumento dell’Iva la recessione sarebbe inevitabile perché la riduzione dei consumi avrebbe un impatto troppo forte sull’economia italiana in un contesto di debolezza della economia internazionale.
Ma, allora, chi può gestire meglio questo periodo. Difficile dirlo, forse il presidente della Repubblica indicherà la strada migliore, come ripetono un po’ tutti i politici in queste ultime ore. Di certo, le elezioni in autunno, piazzate in mezzo a questo tour de force, difficilmente potrebbero dare un’immagine solida dell’Italia, e dunque un contraccolpo sui mercati è da tenere in conto.
Un esecutivo tecnico darebbe certo più sicurezza all’esterno, ma se si protraesse troppo a lungo, genererebbe polemiche a non finire.
Insomma, comunque vada la responsabilità è alta e con molta probabilità le ripercussioni di questa ennesima crisi politica sull’economia ci saranno perché nella storia della Repubblica Italiana i Governi non sono mai caduti poco prima della Legge di Bilancio e questo precedente non conferisce all’Italia credibilità da spendere sui mercati.
Pubblicato sull’edizione de I FATTI Area Metropolitana edizione di Settembre 2019