Dall’insediamento al governo di Mario Draghi, figura fortemente europeista, hanno preso piede ipotesi sulla reintroduzione di alcune misure che portano, se attuate, ad un incremento delle tasse.
E’ l’uomo delle banche e la sua visione, più che squisitamente politica, ha una naturale derivazione verso l’impatto contabile, pratico, addirittura produttivo e attivo. Questi elementi e la storia dell’attuale presidente del Consiglio hanno fatto supporre che potessero far sbilanciare l’ago della bilancia in direzione di una Politica più attenta alla concretezza invece che allo Stato sociale.
Il banchiere di Dio
Tra i primi timori emersi, già al momento della sua designazione, prese corpo quello del taglio del Reddito di cittadinanza. Cosa che invece non è avvenuta e che, lo stesso Draghi, in una dichiarazione (ma anche con un confronto con Beppe Grillo), ha affermato di ritenere importante in un momento di crisi così forte.
Si era temuto anche al ritorno alla Legge Fornero, ma anche in questo le previsioni da Cassandra dell’ultima ora furono smentite.
Si è invece concretizzata la fine naturale della sperimentazione di Quota 100. Con la fine del 2021 termina la possibilità di accedere alla pensione coi 38 anni contributivi e 62 anni di età anagrafica. Il governo parrebbe stia pensando ad una nuova risoluzione meno pesante in termini di età che consentirebbe comunque di lasciare il lavoro prima dei 67 anni. Una misura che, se attuata finirà con l’essere definita quota 102. (come è già battezzata ufficiosamente).
Cosa fa pensare alla reintroduzione dell’Imu sulla prima casa
Uno dei “rischi” che, malgrado i segnali rassicuranti, continua ad aleggiare nei pensieri di molti cittadini è quello del ritorno all’imposta sulla prima casa. Alcuni sostengono che sia materia inclusa nella personale agenda del premier e che prima o dopo sarà posta all’attenzione del Parlamento. Altri invece la ritengono una possibilità piuttosto remota.
Le ragioni che fanno ipotizzare il cambio di rotta risalgono ad ottobre dello scorso anno. L’europarlamentare Silvia Sardone (Lega) chiede infatti alla Commissione europea se esiste l’intenzione di chiedere al nostro Paese di reintrodurre l’IMU sulla prima casa.
La risposta di Gentiloni, Commissario Ue all’Economia, è tutt’altro che rassicurante.
Paolo Gentiloni conferma la tesi della Ue, la quale sostiene che i proventi ottenuti da questa misura consentirebbero di operare una riduzione sulla tassazione del lavoro.
Una svolta, secondo la Ue, capace di garantire ripercussioni favorevoli sulla crescita economica.
L’introito dalle tasse che perverrebbero dalle prime case sarebbe inoltre utile per compensare il mancato gettito perso dallo Stato a causa dell’evasione fiscale. Un aspetto dalle motivazioni opinabili quest’ultimo. Sembra quasi che giacché lo Stato non riesca ad avere ragione dell’evasione fiscale, preferisca attingere altrove, anziché provvedere all’attuazione di un piano che comprenda misure atte al contrasto del fenomeno. Una sorta di resa al cospetto di un avversario considerato troppo forte: l’Evasione fiscale appunto.
C’era una volta
L’esenzione dell’imposta sulle prime case venne introdotta dal decreto legge 102/2013 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 31 agosto 2013. L’attuazione dell’esenzione avvenne sotto la guida del governo Letta. Un governo di “larghe intese”, che rimase in carica per 300 giorni, dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014.
Il ritorno dell’IMU
Un mostro, come nei peggiori film horror, si aggira come un’ombra minacciosa tra le pieghe delle preoccupazioni di molti cittadini: l’IMU sulla prima casa. Una gabella odiatissima, a ragione, da coloro che sono proprietari di un unico immobile dove sono residenti.
Nella stragrande maggioranza i proprietari della casa di abitazione hanno compiuto non pochi sacrifici che li hanno impegnati per anni col mutuo. L’applicazione cioè, della logica di uno sforzo per l’obbiettivo finale, piuttosto che pagare un affitto per qualcosa di cui non si sarà mai proprietari.
Chi dovrebbe pagare
La reintroduzione dell’IMU sulla prima casa interessa chiunque sia proprietario di un’abitazione. Poco vale se la condizione del proprietario goda o meno di sufficiente reddito o patrimonio. Pensionati, disoccupati ed ogni categoria, comprese quelle più fragili, sarebbero tenuti ad onorare il pagamento della tassa.
La scelta più facile, secondo alcuni
Perché infierire sui cittadini con una tassa sul loro immobile? A fare pressione col governo per il ritorno dell’IMU sulla prima casa sarebbero sia Bruxelles che Bankitalia. Sostengono che questo gettito consentirebbe di alleggerire la tassazione sul lavoro.
Secondo la regola della coperta corta, da qualche parte bisogna attingere. Resta però da capire perché si scelga eventualmente di farlo ai danni di chi conduce una vita già costellata di sacrifici e non si eroda invece il patrimonio di ricchi e super-ricchi. Come ad esempio sta facendo l’amministrazione Usa. Biden ha annunciato che applicherà tasse più significative proprio a queste categorie per trovare fondi per la ripresa, per il rilancio del lavoro e della produzione. Una scelta impopolare tra gli americani ricchi, ma che si preoccupa di proteggere i cittadini più vulnerabili. “Una botta da comunista”, hanno spiritosamente osservato alcuni.
Lascia stare i Santi…
In tutta questa ricerca di denaro, e di tasche dalle quale prelevarlo, emerge un paradosso piuttosto fastidioso che vale la pena di ricordare. L’IMU, l’Imposta Municipale Unica, è la tassa che ha sostituito la vecchia ICI, l’Irpef e le relative addizionali regionali e comunali. Per quanto riguarda l’ICI (l’imposta comunale sugli immobili), la Chiesa Cattolica risulta essere in debito con lo Stato italiano di diversi miliardi di euro.
Una sentenza della Corte di Giustizia della Cee ha stabilito che è dovere dell’Italia recuperare dalla Chiesa l’ICI arretrato, pari ad oltre 4 miliardi di euro.
Questa è una sentenza e non un parere. Va da sé quindi che se l’Italia non desse seguito alla sentenza, rischierebbe una procedura d’infrazione. Nessuno però avanza le giuste richieste alla Chiesa ma c’è chi si preoccupa di ricavare denaro dall’IMU sulla prima casa. Un’assurdità che fa indignare, prima ancora di agitare i sonni degli italiani proprietari di un immobile.
La tassa patrimoniale
Mario Draghi “botte da comunista” non ne fa, quindi l’alternativa della tassa patrimoniale sembra essere piuttosto lontana dagli intendimenti del governo. Una tassa che vada ad aggredire i patrimoni dei più ricchi, non sembrerebbe riscuotere grossi favori dalle componenti dell’esecutivo. E’ inoltre evidente che una forte componente politica di centrodestra guardi con attenzione e spinga per la tutela di certe classi sociali. Ma non volendo fare nemmeno noi “i comunisti alla Biden” non ci resta che pensare che si debba conservare il giusto equilibrio, senza penalizzare nessuno.
Detto ciò, resterebbe quindi spazio all’ipotesi dell’IMU estesa anche alla prima casa? Anche in questo caso il buonsenso deve guidare le scelte del governo e della Politica. Anche in questo caso vale la regola non scritta di non colpire certe altre classi.
Va bene, ma Draghi cosa penserà?
Il nostro governo certamente terrà conto delle raccomandazioni che pervengono dall’Unione europea. Questo però non vuol dire che il premier è orientato verso una risoluzione che penalizzi i proprietari della prima casa. Al momento anzi, questa è un’ipotesi che, persone vicino a Draghi, assicurano ben chiusa nel cassetto. L’auspicio dei piccoli proprietari è naturalmente che “dal cassetto finisca nel cassonetto” e finché non avverrà non possiamo dichiararci tranquilli, né archiviare i timori.
Insomma per dirla come il meteorologo che non ha elementi valutativi: “c’è bel tempo ma potrebbe anche piovere”.
Per abbassare i costi del lavoro, come si sta vedendo proprio in questi giorni, si ricorre alle risorse del Recovery Fund. Non è sicuramente questo il momento migliore per aggravare ulteriormente il peso fiscale ai cittadini. Possiamo quindi avere una certa tranquillità che, almeno per ora, i proprietari delle prime case non saranno costretti a mettere mano al portafoglio.