Un’analisi importante, soprattutto in questo periodo di pandemia, quella fatta dal dott. Lorenzo Nesci, urologo presso L’ASL Roma 5 , in relazione all’importanza di non abbandonare la prevenzione oncologica. “L’attuale situazione socio-sanitaria del nostro Paese -sottolinea il dott. Nesci- non deve essere una scusa per abbassare la guardia nei confronti di forme di cancro molto diffuse e, in costante crescita, come quello della prostata, della vescica, del rene, e del testicolo: neoplasie che oggi possono essere curate nell’80%dei casi grazie alle nuove terapie. Tuttavia resta ancora molta strada da fare per quanto riguarda la diagnosi precoce e il successivo intervento diagnostico tempestivo. A quasi un anno dall’inizio della pandemia, il Covid-19 sta provocando grosse difficoltà al nostro sistema sanitario. Non possiamo però permetterci di mettere in lockdown la prevenzione oncologica”. “Il carcinoma della prostata è diventato il più frequente nella popolazione maschile -continua il Dr Nesci- e solo lo scorso anno ha fatto registrare 36 mila nuove diagnosi. Si calcola che sia presente in forma latente nel 30% degli over 50 e ben nel 70% degli ottantenni. Quindi le visite di controllo con lo specialista urologo e gli esami, come il test del PSA, devono proseguire in questi mesi”. E chi lamenta alcuni sintomi come presenza di sangue nelle urine o dolore nell’urinare deve andare dall’urologo per un controllo o comunque fare degli accertamenti: “Lo stesso vale per chi presenta casi in famiglia di tumori alla prostata o alla vescica”. Dopo alcune indubbie difficoltà, riscontrate nei primi mesi della pandemia, le strutture sanitarie italiane sono sicure e in grado di gestire gli interventi sia diagnostici che terapeutici”. Certo nella situazione attuale l’effetto covid, gioca un ruolo importante sullo stato d’animo dei pazienti. “In Italia il Covid-19 è fonte di forte preoccupazione per sette pazienti con tumore della prostata su dieci -sottolinea Nesci- E’ quanto ha evidenziato un recente sondaggio promosso dalla Fondazione PRO, da cui emerge come il 40% dei malati ha evitato di andare in ospedale durante i mesi più difficili del lockdown. L’indagine, che fa parte del progetto “Gestione del paziente con carcinoma della prostata in era COVID-19” ed è realizzato grazie al contributo incondizionato di ISPEN s.p.a. ha l’obiettivo di creare maggiore consapevolezza su questa forma di tumore e fornire consigli pratici ai pazienti, in un periodo in cui occuparsi della propria salute non è facile”. “La prevenzione -conclude l’illustre urologo- è uno strumento fondamentale contro il cancro: Quattro tumori su dieci sono, infatti, evitabili attraverso stili di vita sani e questo vale anche in ambito urologico. E’ dimostrato come fumo di sigaretta, sedentarietà, dieta scorretta, eccesso di peso, siano correlati ai carcinomi della prostata, rene, vescica o testicolo. Anche in questo caso la pandemia e il lockdown hanno avuto effetti negativi sugli italiani , favorendo spesso comportamenti scorretti. Invitiamo tutti a non sottovalutare la prevenzione primaria”.