Come riportato nell’osservatorio statistico dell’INPS, sono attualmente un milione e 73 mila le famiglie che a marzo percepivano il reddito o la pensione di cittadinanza, con un importo medio pari 1 513 euro. Le persone complessivamente coinvolte in queste famiglie sono 2.6 milioni: nuclei percettori del reddito di cittadinanza sono 947.698 con un importo medio di 552 euro, mentre le famiglie con pensione di cittadinanza sono 125.596 con importo medio di 233 euro.
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Dato interessante è che sei famiglie su dieci che hanno reddito o pensione di cittadinanza risiedono in regioni del Sud Italia, mentre il 24% risiede al Nord e il 15% in quelle al Centro. In particolare modo, è la Campania la regione con il maggior numero di nuclei familiari beneficiari, seguita da Sicilia, Lazio e Puglia: tutte assieme, solo queste quattro, coprono il 56% dei nuclei beneficiari.
Sono state coinvolte in totale 2.6 milioni di persone, di cui 1.7 provengono dalle regioni del Sud e Isole, 525 mila dal Nord e 343 mila dal Centro. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, si rileva che nell’89% essa è erogata a un italiano, nel 6% a cittadino extra-comunitario in possesso di un regolare permesso di soggiorno, 4% cittadini europei e infine nell’1% familiari dei casi precedenti.
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L’importo medio varia ovviamente dal numero di componenti della famiglia: si passa da un minimo di 403 euro per i nuclei mono componenti, ad un massimo di 659 euro, per i nuclei con ben cinque componenti. Inoltre, sono 155mila le famiglie che pur avendo ottenuto il reddito di cittadinanza hanno poi perso il diritto alla prestazione. Ad aprile, 1.8 milioni di nuclei hanno presentato una domanda di Reddito o Pensione di cittadinanza: accolte le domande di 1-2 milioni di persone, 118 mila sono in lavorazione mentre le restanti 473 mila sono state respinte o cancellate.
I motivi di decadenza sono principalmente la rinuncia del beneficiario, la variazione della situazione reddituale del nucleo, la variazione della composizione del nucleo ad eccezione di nascita e morte e, soprattutto, la variazione congiunta della composizione e della situazione economica del nucleo (pari al 58% dei casi).