Stanno arrivando i Bonus da 600 euro, come riporta trendonline.com, potrebbero starci delle variazioni per i lavoratori che rientrano.
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Aver richiesto il bonus 600 euro potrebbe dimostrarsi una pessima idea per quanti siano rientrati al lavoro con la Fase 2. Molti titolari di partita Iva si sono visti porre un domanda: prendi il bonus 600 euro? Buon per te, è stata la risposta, adesso ti decurtiamo il compenso della stessa cifra. Quanti collaboratori a partita Iva si sono sentiti dire una frase del genere: professionisti che collaboravano con prestigiosi studi, e dove il collega titolare si è sentito in dovere di guadagnarci in prima persona dall’emergenza coronavirus. Sì, guadagnarci in prima persona: tagliando di 600 euro il compenso del collaboratore a partita Iva, significa un bel risparmio a fine mese, nel momento in cui si onorano i compensi.
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A sentirsi rivolgere questa particolare richiesta sono stati soprattutto i giorvani professionisti, quelli che sono entrati da poco nei vari studi professionali. Obbligati dalle regole, scritte o non scritte che siano, a lavorare con la partita Iva, soffocati da compensi non sempre degni di questo nome, adesso si devono scontrare con questa ennesima ed infelice novità post-coronavirus.
Bonus 600 euro: chi ci rimette di più
Chi sono i professionisti che ci rimettono di più nel momento in cui rientrano al lavoro, dopo aver richiesto il bonus 600 euro? Nella platea degli sfortunati rientrano avvocati, ingnegneri o architetti. Antonio De Angelis, presidente di Aiga, l’associazione dei giovani avvocati, denuncia che sono tanti i professionisti che hanno chiamato per denunciare questo tipo di pratica ricattatoria. Sono Generalmente gli avvocati più giovani, che lavorano con la partita Iva, ai quali il titolare dello studio ha abbassato la quota mensile. In molti sono stati addirittura licenziati. Ricordiamo, infatti, che i professionisti che lavorano a partita Iva per un unico committente sono la fascia più debole dei lavoratori: è più facile licenziare un collega avvocato, che una segretaria alla quale si sarà costretti a riconoscere il Tfr.
Nella stessa situazione si trovano gli ingegneri e gli architetti. Questa volta a denunciarlo è Inarsid, il sindacato di ingegnari ed architetti, che ha provveduto a denunciare questo comportamento come scorretto. Dal sindacato fanno sapere che sono giunte innumerevoli segnalazioni da parte di architetti ed ingegnari, che hanno ricevuto delle richieste da parte dei titolari dello studio di compensare il bonus 600 euro. In sintesi di tagliarlo dal loro compenso mensile. Un comportamento che potrebbe essere definito come quello del furbetto del bonus. Anche in questo caso ad essere colpite sono sempre le parti più deboli, le partite Iva monocliente. Inarsid a questo punto fa una considerazione: già da tempo queste partite Iva avrebbero dovuto rappresentare argomento di un’articolata riflessione, capace di fissare le corrette forme di organizzazione del lavoro all’interno di un panorama in grado di diradare, se non di eliminare del tutto, quelle costanti nebbie che da anni avvolgono la professione, tanto da rendere a volte incerta e instabile la quotidianità.
Bonus 600 euro: dopo il primo aiuto è importante pensare al futuro
Che sia stato garantito il Bonus 600 euro ai liberi professionisti è senza dubbio stato un primo passo molto importante. Ma non basta. Nella speranza che a maggio si effettuino i primi passi per uscire dalla crisi, è necessario riuscire a garantire una maggiore attenzione a 2,3 milioni di professionisti italiani, che numericamente rappresentano qualcosa come il 12,6% degli occupati del nostro paese. Quali interventi il Governo potrà mettere in campo per loro? Questa domanda è stata posta a Nunzia Catalfo, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel corso di una videoconferenza tenuato dallo stesso ministro con le Professioni Ordinistiche Italiane.
Il videoincontro è stata l’occasione per fare il punto sulle difficoltà che stanno affrontando i liberi professionisti a causa dell’emergenza coronavirus. Questi, come tutte le altre tipologie di lavoratori, hanno la necessità di avere degli interventi di sostegno mirati, che consentano loro di garantire la liquidità finanziaria. Quindi finanziamenti, così come sono stati previsti per le piccole e medie imprese. Ma anche una semplificazione normativa e l’eliminazione delle incompatibilità attualmente previste.
Per Nunzia Catalfo, l’incontro con i Presidenti degli Ordini professionali è stato molto importante e proficuo. L’occasione per ribadire loro l’impegno del Governo nei confronti dei professionisti iniziato con il decreto Cura Italia e che proseguirà con il provvedimento che sarà approvato nei prossimi giorni. Soddisfatti del confronto e della disponibilità del Ministro la Presidente del CUP, Marina Calderone, e il Coordinatore della Rete Professioni Tecniche, Armando Zambrano – organizzatori dell’evento – che hanno sottolineato come il sostegno al lavoro autonomo è fondamentale per la ripartenza del Paese: Confidiamo nel recepimento delle nostre istanze nell’emanando decreto.
Bonus 600 euro: dovrebbe passare a 1.000 euro
Nel frattempo ci teniamo a ricordare che con l’aumento del limite di spesa del Fondo di reddito di ultima istanza per il 2020 da 300 a 800 milioni di euro, il bonus per i liberi professionisti dovrebbe arrivare a 800-1000 euro. Dopo il via libera al dl maggio, che conterrebbe appunto l’innalzamento da 300 a 800 milioni di euro del limite massimo di spesa del fondo creato con il Cura Italia con misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e autonomi che in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid19 hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività, sarà un decreto interministeriale a stabilire le risorse che andranno ai professionisti, che dovrebbero attestarsi appunto nelle intenzioni dell’esecutivo intorno agli 800-1000 euro.
La bozza del Decreto Legge maggio, come ha anticipato Adnkronos, modifica il testo del Cura Italia aggiungendo la previsione che per i percettori del Reddito di ultima istanza le indennità sono cumulabili con l’assegno ordinario di invalidità di cui alla legge 12 giugno 1984, n. 222. Nella bozza si legge anche che i soggetti titolari della prestazione, alla data di presentazione della domanda, non devono essere in alcuna delle seguenti condizioni: titolari di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato; titolari di pensione.