INPS, i dubbi della Corte dei Conti su Quota 100: insostenibile a lungo

Quota 100 non ha convinto, per la sua potenziale insostenibilità, la Corte dei Conti. La magistratura contabile, attraverso la Relazione sul controllo della gestione finanziaria dell’INPS per l’esercizio 2018, ha sollevato alcuni dubbi: “In un sistema pensionistico a ripartizione e in cui la maturazione del diritto a pensione prescinde dal regolare versamento dei contributi nel corso della vita lavorativa, va verificata la sostenibilità della spesa nel lungo periodo e agli effetti che sulla adeguatezza delle prestazioni produrranno le azioni normative poste in essere nel presente, vanno altresì considerate le conseguenze di dette azioni sulla sostenibilità del modello da parte del sistema produttivo, sia con riguardo al contributo richiesto alla fiscalità generale, che nei confronti dei soggetti tenuti al versamento della contribuzione”.

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Pur essendo una relazione relativa al 2018, è evidente come vengano evidenziati i cambiamenti introdotti nel 2019 con il dl n.4 che ha introdotto Quota 100, bloccando il collegamento con l’età per chi matura i 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne):

“In un sistema previdenziale che eroga ancora gran parte delle prestazioni ad elevata componente retributiva, peraltro, prosegue la Corte, misure ampliative della spesa attraverso l’anticipo dell’età di pensionamentorispetto a quella ritenuta congrua con l’equilibrio attuariale e intergenerazionale, il blocco dell’indicizzazione dell’età di uscita dal lavoro alla speranza di vita e la reintroduzione del sistema delle finestre, comportano sia esigenze di cassa immediate (tipiche, come detto, di un meccanismo a ripartizione), sia debito implicito, in quanto la componente retributiva del trattamento non viene corretta per tener conto della maggiore durata della prestazione”.

In base alle previsioni per il 2019 del Def, è previsto un aumento della spesa per le pensioni del 3.2%, che tiene conto di Quota 100 e altre misure correttive alla Legge Fornero e, pertanto, dei tassi di cessazione stimati sulla base degli elementi più aggiornati. In base a quanto riportato anche da QuiFinanza: “L’incidenza sul Pil è prevista al 15,6 per cento mentre si dovrebbe attestare nel triennio successivo su una percentuale stimata del 15,8, si legge nella Relazione della Corte dei Conti sull’Inps sul 2018 nella quale sono contenuti anche riferimenti sulle novità in materia previdenziale nel 2019 a partire da Quota 100.. La spesa per altre prestazioni sociali in denaro è prevista in aumento dell’8,3 per cento rispetto al 2018. Dal documento dei magistrati contabili emerge che i crediti contributivi non riscossi dall’Inps tra il 2000 e il 2019 sono pari a 140,6 miliardi. Si tratta del carico residuo presso gli agenti della riscossione. I crediti al netto delle sospensioni e degli sgravi sono 180 miliardi ma da questi vanno detratte  le riscossioni che sono state pari a 39,392 miliardi. Le riscossioni – segnala la Corte – sono pari ad appena il 18,10% del totale (rapporto tra le riscossioni e il carico originario iscritto affidato agli AdR).”

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