E’ meglio mettersi il cuore in pace: il reddito di cittadinanza è finito sotto la lente d’ingrandimento del Governo e qualcosa, come riporta trendonline.com, cambierà. Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, nelle scorse ore ha incontrato Nunzia Catalfo, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Paola Pisano, Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione e Mimmo Parisi, che guida l’Agenzia nazionale delle politiche attive per fare il punto della situazione sul futuro del reddito di cittadinanza.
Ad attirare l’attenzione del premier è il fatto che fino a questo momento su un platea di quasi 3 milioni di beneficiari, poco meno di 200mila persone hanno sottoscritto un contratto di lavoro. Ma non basta. Luigi Di Maio ha deciso di accendere un enorme riflettore sui lavori di pubblica utilià ed è arrivato a domandarsi il motivo per il quale solo e soltanto 400 comuni su 8.000 abbiano approvato i regolamenti. Secondo Di Maio ci sarebbe la volontà di sabotare lo stumento.
Reddito di cittadinanza:è ora di cambiare!
Nei giorni scorsi Giuseppe Conte era stato fin troppo chiaro: è necessaria una svolta! Il reddito di cittadinanza così come lo conosciamo non funziona alla perfezione. Sono 18 mesi che viene erogato il sussidio e proprio ad ottobre sono iniziate le prime sospensioni per i beneficiari della prima ora e che adesso dovranno ripresentare la domanda per poterlo riottenere. Secondo Giuseppe Conte fino ad oggi abbiamo perso fin troppo tempo, soprattutto sul fronte dell’inserimento dei beneficiari nel mondo del lavoro. Anche quella famosa App, promessa più volte, che avrebbe dovuto facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro non è ancora arrivata. A rallentarne lo sbarco sugli smartphone dei beneficiari del reddito di cittadinanza sarebbero delle tensioni interne all’Agenzia.
Sono questi principalmente i motivi che hanno portato Giuseppe Conte a riprendere in mano il dossier del reddito di cittadinanza ed arrivando ad incontrare tre volte Nunzia Catalfo, Paola Pisano e Mimmo Parisi. La Pisano sarebbe stata incaricata di una task force con lo scopo di progettare e rendere operativa entro 6 mesi un’applicazione ed una struttura informatica che possa collegare i sistemi delle varie Anpal locali e che dovrebbe far nascere un sistema di scambio dati informatico nazionale.
Reddito di cittadinanza: cosa non ha funzionato fino ad oggi!
I dati parlano chiaro e non mentono. Il sistema messo in piedi fino ad oggi per garantire ai beneficiari del reddito di cittadinanza le offerte di lavoro non ha funzionato. Stando ai dati di agosto sono 3 milioni le persone coinvolte, ma solo per un terzo di queste è scattato l’obbligo di sottoscrivere il patto per il lavoro. Solo 200mila individui si sono presi la briga di apporre la firma in calce al modulo. La nota dolente, comunque, è che la maggior parte delle persone che era in cerca di un lavoro è riuscita a trovarlo e non grazie ai centri per l’impiego o ai navigator. Erano contratti di breve durata, anche se su questo punto l’Anpal o il Ministero del Lavoro non forniscono dati precisi. Ricordiamo, comunque, che fino al rinnovo dei 18 mesi le prime due offerte possono essere rifiutate.
Sono proprio questi numeri ad aver fatto sorgere l’esigenza di un nuovo sistema, che molto probabilmente porterà anche ad una gara. Ricordiamo solo per completezza che il Decretone del marzo 2019 che aveva portato alla nascita del reddito di cittadinanza recitava – testuali parole -:
Al fine di consentire l’attivazione e la gestione dei Patti per il lavoro e dei Patti per l’inclusione sociale (…) è istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali il Sistema informativo del Reddito di cittadinanza. Nell’ambito del Sistema informativo operano due apposite piattaforme digitali dedicate al Rdc, una presso l’ANPAL, per il coordinamento dei centri per l’impiego, e l’altra presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per il coordinamento dei comuni, in forma singola o associata.
Le responsabilità dei Comuni!
All’orizzonte si vedono tempi cupi anche per le amministrazioni comunali? Una delle note dolente che circolano sul reddito di cittadinanza riguarda i lavori di pubblica utilità, che dovrebbero occupare i percettori del sussidio per almeno 8 ore alla settimana. Luigi Di Maio si è posto una domanda molto chiara: perché su 8.000 comuni, solo e soltanto 400 hanno provveduto ad approvare i regolamenti. Secondo Di Maio ci sarebbe una voglia generalizzata di boicottare la misura. Di Maio ha quindi proposto di aumentare il numero delle ore spiegando che i beneficiari del reddito di cittadinanza sono persone che ricevono degli aiuti di Stato. A pagare – attraverso le tasse – sono imprese, comemrcianti e partite Iva: il primo passo dovrebbe essere occupare queste persone in lavori di pubblica utilità per la comunità. Secondo Di Maio sarebbe ottimale mettere in comunicazione imprese, commercianti, partite Iva ed istituzioni e vedere quello di cui c’è bisogno.
A puntare i dito contro il reddito di cittadinanza ci ha pensato anche Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche Agricole, che nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere ha dichiarato:
Così com’è il reddito di cittadinanza non funziona. E un intervento perché venga cambiato adesso non è più rinviabile. In un momento drammatico per l’economia, una misura di sostegno al reddito può anche avere una sua efficacia. Il problema è che il reddito di cittadinanza non raggiunge nessuno degli obiettivi per il quale, almeno a parole, era stato approvato perché non c’è stata la possibilità di controllare che effettivamente i percettori del reddito accettassero o meno i lavori che eventualmente gli venivano offerti. Non c’è alcun tipo di controllo.