Italia. La scuola del Nord e quella del Sud. Differenze? Altroché!

Il Sud-Italia resta in condizioni di notevole svantaggio rispetto al Centro-Nord del Paese, carenza di mense scolastiche e del tempo pieno, ma anche di ore di istruzione. Quali sono le cause di queste difformità in un comparto che non dovrebbe certo prevedere differenze territoriali nella condizione e nella formazione degli studenti.

La Ricerca Svimez

Uno studio della Svimez ha voluto analizzare quali siano le cause che provocano il divario tra le scuole del Settentrione e quelle del Meridione dello Stivale.

Dal rapporto emerge che le opportunità educative di un bambino che frequenta una scuola, ad esempio di Firenze sono fortemente diverse da quelle di un bambino che si trovi a frequentare la stessa scuola in un paese del Sud. Sempre a titolo di esempio, un alunno residente a Caivano (Napoli) rispetto al suo “collega” che vive e va a scuola a Firenze, riceve almeno 200 ore formative in meno.

Le differenze

Ma Svimez, l’associazione senza fini di lucro che mira a promuovere lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d’Italia, identifica i fattori che determinano questo fenomeno. Anzitutto, spiega lo studio dell’associazione, l’offerta delle attività extrascolastiche nel Mezzogiorno è ridotta al minimo, quando non del tutto assente. Il tempo pieno non è diffuso come invece lo è al Nord. Grandi sono poi le carenze inerenti agli incontri pomeridiani, ai laboratori, mancano dibattiti, approfondimenti di cultura generale, come pure su tematiche di attualità. Questi elementi considerati in un ciclo di cinque anni di scuola equivale ad un anno in meno per la formazione dei giovanissimi.

Il tempo pieno

Considerando il parametro del tempo pieno, esso equivale a 40 ore settimanali. Al Sud solo il 18% degli alunni vi accede, contro il 48% di quelli che ne fruiscono al Nord.

Come è spiegato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, il tempo pieno è attuabile soltanto se nella struttura scolastica esistono alcuni servizi per lo svolgimento obbligatorio di alcune attività.

Alla luce di quanto indicato dal Miur, nel Meridione molte scuole rinunciano all’istituzione del tempo pieno proprio perché prive di mensa o di spazi idonei da destinare a refettorio. Il risultato è che 650 mila alunni delle scuole primarie statali non possono beneficiare del servizio mensa, e questo vuol dire che si tratta del 79% del totale. Nella sola Campania sono 200 mila le scuole sprovviste di questo servizio.

Lo Sport

Altra attività extrascolastica che fa registrare notevoli differenze tra Settentrione e Meridione è quella relativa allo sport. Circa due scuole primarie su tre, nel Sud del Paese, risulterebbero addirittura sprovviste di una palestra. Evidentemente questa carenza non consente agli scolari nessuna attività sportiva da poter svolgere regolarmente all’interno degli ambienti scolastici.

Per colpa di chi

L’analisi di Svimez punta il dito su quello che definisce “un vero e proprio disinvestimento progressivo nella filiera dell’istruzione” da parte della classe politica negli ultimi anni. “Tra gli anni 2000 e 2020 l’investimento complessivo nelle regioni meridionali ha subito una riduzione del 19,5%. Rispetto alle regioni settentrionali e centrali la differenza segna 8 punti percentuali in meno.

L’Agenda Sud

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sta tentando un intervento grazie ad Agenda Sud, sul piano investimenti governativi contro la dispersione scolastica nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia. Le risorse, dicono dal governo, sono tuttavia scarse e con molta probabilità sarà impossibile colmare il divario in un tempo ragionevolmente breve. Con buona pace degli alunni che hanno l’unica colpa di essere nati al Sud-Italia.

Foto: uppa.it