Italia, un Paese a rischio spopolamento. Le ragioni

Sempre più persone abbandonano le aree interne del Paese. Questo fenomeno colpisce in particolare il Sud, ma non risparmia le isole né il Nord-Italia.

Una previsione inquietante

Il nostro Paese sta affrontando da tempo il problema dello spopolamento, che per le zone interne rappresenta una vera emergenza. Non si parla solo un calo della popolazione, un aspetto che ha già portato il governo a lanciarmi e proporre controverse misure a sostegno della natalità. Parlare di spopolamento indica anche una fuga da territori sempre più privi delle infrastrutture necessarie per garantire una vita dignitosa. La proiezione poco rassicurante è che entro il 2030 l’Italia perderà circa 60mila abitanti.

Il Sud è maggiormente a rischio

Secondo l’Istat, oltre il 58% del territorio italiano è considerato area interna, e vi risiede solo il 22,7% della popolazione. Sebbene lo spopolamento riguardi anche il Nord, il fenomeno è più marcato nel Sud: in regioni come Basilicata, Molise e Calabria il tasso supera il 50%. Alcune aree sono anche caratterizzate da un invecchiamento della popolazione. in Molise e Liguria, oltre il 50% dei comuni ha una maggioranza di anziani, seguita dall’Abruzzo con il 40%. Nonostante vi siano cause comuni per lo spopolamento, ogni area presenta caratteristiche particolari legate a vari fattori.

Non necessariamente lontano dalle coste

Per comprendere meglio il fenomeno, è necessario chiarire cosa si intende per aree interne. Luisa Corazza, direttrice del Centro di ricerca sulle Aree Interne e gli Appennini (ArIA), spiega che queste aree non sono necessariamente lontane dalle coste, ma sono definite in base alla distanza dai servizi essenziali. Si tratta quindi di un concetto che è più legato ai bisogni sociali del cittadino.

La differenza è nella presenza di infrastrutture

La Strategia Nazionale per le Aree Interne, ideata da Fabrizio Barca tra il 2012 e il 2014, ha delineato alcuni parametri per definire queste zone. “La presenza di una rete scolastica adeguata (liceo e istituto professionale). Un ospedale attrezzato. Una stazione ferroviaria di media dimensione, con almeno 2.500 passeggeri al giorno”. Queste infrastrutture spesso mancano nelle zone montuose e costiere. Un esempio portato da Corazza è il sud del Salento, considerato area interna nonostante sia circondato dal mare, poiché vi è carenza di servizi sanitari, scolastici e di mobilità.

Le piccole isole

L’ultima revisione della Strategia ha introdotto una nuova categoria di aree interne, che comprende le piccole isole italiane. Qui, oltre alla distanza dai servizi si aggiunge il problema dell’insularità. I trasporti diventano una questione cruciale, perché se in montagna si può utilizzare l’auto per raggiungere un ospedale, sulle piccole isole può essere necessario ricorrere all’elisoccorso.

Il cane che si morde la coda!

In ultimo, ciò che potrebbe sembrare una banalità, è invece probabilmente il cuore del problema. Se mancano i servizi si rischia lo spopolamento, ma lo spopolamento provoca l’inevitabile riduzione dei servizi, proprio perché la richiesta viene a mancare.

Foto: viaggi.corriere.it