Italia, un Paese abbandonato …
Pandemia uguale povertà
Da un anno a questa parte il problema della diffusione del Covid-19 risulta irrisolto, nonostante le regole ed i divieti di assembramenti, chiusure di attività commerciali e culturali, nonché delle scuole messe in atto dallo Stato. Si sono poi aggiunte la didattica a distanza fatta online e anche la nuova modalità di lavoro, il lavoro agile -detto anche smart working- che hanno permesso una minore circolazione dei trasporti pubblici e al contempo la possibilità di non rallentare la macchina della pubblica amministrazione o aziendale.
Uno dei rischi che consegue a questa situazione, ancora d’emergenza sanitaria, è sicuramente una grande ripercussione sul sistema economico-sociale: si determina infatti un aumento della povertà dovuta alle chiusure delle attività produttive, accompagnata dalla più frequente perdita di quantità di lavoro.
Lo sforzo evidenziato dalle istituzioni durante tutto l’anno nel cercare di adottare le scelte più idonee a scongiurare una paralisi economica del Paese vanno sicuramente apprezzate nel senso di considerare la difficoltà di affrontare una situazione emergenziale senza precedenti.
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Le promesse di apprestare fondi per le categorie più colpite dalla crisi sanitaria ed economica ha sicuramente determinato una grande speranza in tutti i lavoratori più colpiti.
I Ristori, che si auspica nel minor tempo possibile possano raggiungere le categorie più esigenti, non saranno per tutti una soluzione per ricucire una ferita economica difficile da dimenticare, ma solo una piccola base per garantire una ripresa lavorativa ed economica che possa dare un po’ di respiro e senso di normalità, purtroppo però non a tutti. Tanti saranno coloro che chiuderanno del tutto o perderanno il lavoro di un tempo; l’importante è sottolineare come la situazione di povertà, dovuta a questa pandemia, ci stia portando a una maggiore differenziazione sociale che costituirà una piaga che con molta difficoltà sconfiggeremo.
Sarà difficile ed arduo il tornare alla normalità in poco tempo, è stato molto più semplice arrivare in un anno a questa emergenza, ma per risolvere il tutto bisognerà attendere molto di più.
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Tante sono state le chiusure delle attività commerciali, ovviamente nel rispetto delle regole adottate a livello nazionale, un bilanciamento sicuramente costoso quello tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro ma imprescindibile in un momento come questo dare rilevanza alla salute e alla sicurezza collettiva seppure con qualche rinuncia come la possibilità di frequentare scuole e palestre.
Le istituzioni locali hanno cercato di gestire questa tragedia nel migliore dei modi, nonostante le moltissime lamentele, ma dobbiamo capire che non è facile organizzare una situazione tragica come questa. Dobbiamo anche concepire che il rispetto delle regole del distanziamento sociale, del divieto di assembramenti etc… devono essere rispettate assolutamente, con un controllo presente delle istituzioni di polizia, per poter uscire quanto prima da questo virus.
Perché tutto finisca dobbiamo rimboccarci le maniche lasciando perdere le lamentele e facendo il nostro dovere rispettando le regole e rimanere uniti per trovare la soluzione a questa tragica situazione e non perdere la speranza.
Nella storia futura non dobbiamo far ricordare il 2021 come l’anno della nascita della povertà ma quello della ripresa.
Ruggiero Paolillo
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