Juncker: Ucraina nella Ue… ma anche no!

L’ex presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha voluto dare il suo parere circa l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea affermando che tale Paese non possiede i requisiti per l’adesione alla Ue.

Occorrono prima massicce riforme interne

Juncker sostiene senza mezzi termini che all’Ucraina, seppure stia facendo sforzi per adeguarsi alle indicazioni europee, servono importanti processi di riforme interne.

Jean Caude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo, ex presidente dell’Eurogruppo e predecessore di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commisione Ue ha detto che “Chi ha avuto a che fare con l’Ucraina sa che si tratta di un Paese corrotto a tutti i livelli della società”. L’Unione Europea, ha ricordato, ha già avuto “brutte esperienze” con lo stato di diritto in alcuni “cosiddetti nuovi membri”.

La via di mezzo

Tuttavia, Juncker Lascia aperto uno spiraglio all’accostamento ucraino alla Ue e ammette che sarebbe “necessaria una prospettiva europea per la Moldavia e l’Ucraina che, difendendosi dalla Russia, difendono l’Europa e i suoi valori. Deve essere possibile per questi Paesi essere parte in qualche modo dell’integrazione europea. Dovremmo lavorare per rendere possibile qualcosa di simile ad un’adesione parziale, una forma intelligente di quasi-allargamento”.

La prospettiva del mezzo servizio

La voce dell’ex presidente di Commissione è antitetica a quella della attuale presidente, e in fondo, anche di buona parte delle anime della Ue e di molti Stati membri. Ammonisce tuttavia, ma è più giusto dire che “rimarca” quanto in molti hanno più volte palesato circa alcuni timori dell’annessione dell’Ucraina all’Unione europea.

Non parrebbe però nemmeno percorribile un progetto di ingresso a “mezzo servizio”. Quali sarebbero i diritti ed i vincoli allargabili ad una fase nuova come questa proposta da Juncker? E poi c’è da interrogarsi se l’Ucraina accoglierebbe di buon grado una soluzione così. Sarebbe forse più opportuno, concedere realmente un tempo limite adeguato affinché il Paese possa attuare riforme che gli garantiscano l’idoneità all’Europa.

Foto: iai.it

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