La Festa del Cinema di Roma – Vince “Bound in Heaven” del Cinese Huo Xin

La Festa del Cinema di Roma nata nel 2006, in pochi anni si è imposta nello scenario cinematografico mondiale.

La XIX edizione, dedicata a Marcello Mastroianni, in occasione del centenario dalla nascita del celebre attore, ha visto centinaia di attori, registi e protagonisti del mondo del cinema, dell’arte e della cultura che hanno sfilato sul red carpet e nella sala Petrassi ove è avvenuta la cerimonia di premiazione dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone con oltre 110 mila presenze.

Il miglior film é stato “Bound in heaven”.

L’esordio alla regia di Huo Xin, Sceneggiatrice di successo di film d’autore come “Shower” del 1999, è un’opera profondamente commovente, che si distacca dallo stile del cinema d’autore e che affronta temi raramente esplorati in Cina, come la violenza domestica e un malato terminale all’interno del sistema sanitario. 

Huo, con la raffinatezza della sua scrittura filmica, porta sullo schermo una potente storia d’amore , interpretata da un Cast d’eccellenza, Ni Ni e Zhou You che sono tra i giovani attori cinesi attualmente più richiesti.

Il Premio “Monica Vitti” é stato assegnato alla migliore attrice che é stata Angela Molina per “Polvo serán”. Il regista Carlos Marqués-Marcet ha trovato il tono giusto, audace e innovativo, sulla nostra 

inevitabile fine, in un musical dal coraggioso dramma corale che danza con la vita e non rattrista mai. 

Elio Germano ha vinto il Premio “Vittorio Gassman” di miglior attore per il film “Berlinguer, la Grande Ambizione”di Andrea Segre che tesse il ritratto di un politico 

pieno di umanità e di riserbo, un uomo incrollabile, schivo, molto intelligente e amatissimo dalla gente comune, in un’interpretazione fortemente interiorizzata.

“La grande ambizione” è di Antonio Gramsci, che la definì indissolubile dal bene collettivo. Il Segretario del PCI si rivolge alle piazze stracolme degli anni ’70, nel costruire il socialismo all’interno di una democrazia, che inizia dal golpe in Cile del 1973, e si chiude con quelli dei funerali di Berlinguer a Roma nel 1984. Il film è dedicato agli anni del compromesso storico, il viaggio a Sofia, dove sfuggì a un attentato, l’URSS, il dibattito sul divorzio,le elezioni del 1975, la copertina sul Time, gli incontri con Aldo Moro, e soprattutto gli operai, la famiglia, il mare.

“La nuit se traîne” di Michiel Blanchart, si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria, con Mady, un giovane nero di Bruxelles, che di giorno studia e di sera, per guadagnare qualcosa, fa il fabbro e cerca di stare lontano dai guai. Ma una notte va ad aprire la porta di una ragazza che gli ha detto di aver perso le chiavi di casa e precipita così in una spirale di violenza, paura, fuga. Un incubo urbano che ricorda le affannate odissee notturne di Scorsese, popolato di sbandati e malviventi, con una ragazza misteriosa e un capobanda inquietante, tra locali, metropolitane e stazioni ferroviarie. Un pugno di ore in una Bruxelles che è come New York, in un thriller stilizzato, scritto con Gilles Marchand dal debuttante Regista belga Michiel Blanchart.

La Miglior Regia è andata a Morrisa Maltz per “Jazzy”, diretto da Morrisa Maltz, autrice nel 2022 di “The Unknown Country” e coprodotto da Lily Gladstone. La stupenda protagonista di “Killers of the Flowers”, appare anche nell’ultima parte del film, quando a una cerimonia e un pranzo Lakota, sono inquadrati per la prima volta gli adulti che per tutto il film sono sempre stati solo voci, ombre, sagome, ai margini del mondo di queste straordinarie ragazzine.

Sei anni nella vita di Jasmine, detta Jazzy, una bambina Oglala Lakota che cresce in una cittadina del South Dakota, con la scuola, la ginnastica, la band, le feste di compleanno, i peluche, la migliore amica, Syriah, che un giorno deve partire per andare a stabilirsi altrove con la famiglia. 

A Christopher Andrews è stata attribuita la Migliore sceneggiatura per “Bring Them Down”. Il film racconta un dramma complesso di faide familiari, dove la tensione di un racconto al cardiopalma è palpabile e ogni movimento dei protagonisti, interpretati da Abbott e Barry Keoghan, con presagi, fino a un finale, tanto violento quanto sorprendente.

Esordio alla regia di Christopher Andrews, la storia ci porta in un’Irlanda rurale con paesaggi bucolici, dove si muovono personaggi tormentati, sospesi tra ombre di un passato oscuro e incombenti minacce future. Al centro degli eventi c’è Michael che, a causa della grave disabilità del padre si trova a gestire da solo l’allevamento di ovini di in complicate e intricate vicende personali. 

La Giuria presieduta dal regista, sceneggiatore e produttore Pablo Trapero, affiancato dalla montatrice Francesca Calvelli, l’attrice francese Laetitia Casta, la produttrice Gail Egan e lo scrittore e sceneggiatore Dennis Lehane, ha assegnato riconoscimenti ai film del Concorso Progressive Cinema Premio speciale della Giuria al cast femminile di “Reading Lolita in Tehran”. Diretto da Eran Riklis con Golshifteh Farahani, il film è tratto dal best seller del 2003 di Azar Nafisi, che tornò negli Stati Uniti nel 1997 per insegnare all’Università di Washington, e racconta la lotta della protagonista per trasmettere bellezza e cultura agli studenti sempre più indottrinati. Una volta lasciato l’insegnamento pubblico, condivide i suoi seminari settimanali con le sette allieve migliori. Una coppia di coniugi iraniani, lei Professoressa di letteratura angloamericana, lui Ingegnere civile, tornano a Teheran dopo la rivoluzione di Khomeini, nel 1979. La valigia di Azar Nafisi è piena di libri, con le sue passioni, i suoi amori, come  Il grande Gatsby di Fitzgerald, Lolita di Nabokov, Daisy Miller di James, Orgoglio e pregiudizio di Austen, capolavori pericolosi per la legge, intorno ai quali si snodano tensioni e temi.

Il riconoscimento speciale “Il Valore educativo del rispetto” è andato a Liliana Segre e al Regista Ruggero Gabbai per l’opera “Liliana”, che ripercorre la vita e la testimonianza della senatrice a vita italiana, figura moderna e appassionata nel trasmettere alle giovani generazioni un messaggio di libertà e uguaglianza.”Liliana”, é un’opera che mette in luce gli aspetti meno conosciuti della protagonista, un documentario dal ritmo serrato e dall’inestimabile valore, in cui si mette a nudo la sua personalità con una lucidità sorprendente, non abbastanza ebrea per gli ebrei, ma unicamente ebrea per i cattolici. Una donna ancora tormentata dal suo passato che si sente libera e che continua a contribuire alla storia del pensiero civile e culturale del nostro Paese.

Una giuria presieduta dalla Regista e Sceneggiatrice Francesca Comencini affiancata dalla produttrice, compositrice e scrittrice Kaili Peng e dall’attore Antoine Reinartz ha assegnato fra i titoli delle sezioni Concorso Progressive Cinema, Freestyle, rispettivamente il Premio Miglior Opera Prima ai film “Bound in heaven” di Huo Xin – ex aequo “Ciao bambino” di Edgardo Pistone, con il Cast di Marco Adamo, Anastasia Kaletchuk, Luciano Pistone, Pasquale Esposito, Salvatore Pelliccia, Sergio Minucci, Luciano Gigante, Attilio Peluso, Antonio Cirillo, Rosalia Zinno.

L’esordio del regista è anche uno degli ultimi film che è riuscito a produrre il compianto Gaetano Di Vaio della Bronx Film, e si ritrova la sua impronta che unisce personaggi ben radicati in una realtà difficile con uno stile che non teme di confrontarsi con il grande cinema internazionale. Dopo il pluripremiato corto “Le Mosche”, Pistone torna a utilizzare il bianco e nero per raccontare il periodo a confine tra l’adolescenza e la vita adulta. Siamo nel Rione Traiano di Napoli, e Attilio viene incaricato di proteggere una giovane prostituta dell’Est. Presto se ne innamora, ma mantenere il segreto è essenziale, anche perché dovrà scegliere tra lei e la fedeltà al padre, appena uscito dal carcere e perseguitato dagli strozzini. 

È stata inoltre assegnata una menzione speciale all’attore LiuHsiu-Fu per “Pierce” di Nelicia Low. 

Fra i titoli del Concorso Progressive Cinema, gli spettatori hanno assegnato il Premio del Pubblico FS, sponsor ufficiale della Festa, al film “Reading Lolita in Tehran” di Eran Riklis. 

Questa edizione ha fatto registrare 110mila presenze e 80 mila biglietti venduti. Le proiezioni offerte nelle 3 sale dell’Auditorium e nelle altre 17 sale cittadine, sono state 447. I film provenienti da 29 paesi, 160. Numeri eloquenti per la Direttrice artistica Paola Malanga, nominata nel 2022, che è stata riconfermata in carica per un secondo mandato, dal Presidente Salvo Nastasi, nella conferenza stampa finale.

I vincitori di “Alice nella città”, l’evento autonomo e parallelo che si svolge insieme alla Festa del Cinema di Roma, sono stati: 

il Miglior film ”Bird” della Regista britannica Andrea Arnold, con Barry Keoghan e Franz Rogowsky. 

A “No More Trouble – Cosa rimane di una tempesta” di Tommaso Romanelli il Premio Raffaella Fioretta come miglior film del Panorama Italia. 

Premio RB Casting per il miglior attore emergente e la menzione speciale di Unita a Zackari Delmas per ‘Il mio compleanno’ di Cristian Filippi.

Premio Colorado-Rainbow Miglior Opera Prima a “Rita” di Paz Vega.

Cerimonia di premiazione anche per la XIV edizione del “Sorriso Diverso Roma Award”, Premio collaterale assegnato alle opere cinematografiche con tematiche sociali.

Ad aggiudicarsi il Premio per il miglior film italiano è stato “Non dirmi che hai paura” di Yasemin Şamdereli, in collaborazione con Deka Mohamed Osman, incentrato sulla storia vera di Samia Yusuf Omar che nel 2008 a soli 17 anni rappresentò la Somalia ai Giochi Olimpici di Pechino, correndo senza velo e divenendo simbolo di libertà e resistenza, comunicando grandi emozioni, impreziosite da una sceneggiatura raffinata.

Il Premio per il miglior film straniero da divulgare anche nelle scuole, è andato a “About Luis” di Lucia Chiarla, un’opera che mette al centro il tema del bullismo, acuto e profondo, attraverso un’azione scenica girata interamente dentro e intorno all’abitacolo di un taxi, con un’efficace intuizione che racconta stereotipi attraverso le vicende del protagonista, senza mai metterlo in scena. 

Angelo Vincenzo Grasso 

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