In ogni area del Paese è più o meno incisiva quella che si può definire emergenza idrica. Alcune zone ne sono più colpite e le carenze di acqua sono più severe rispetto ad altre. E’ tuttavia l’intero territorio nazionale che patisce la condizione di siccità e gli effetti si fanno sentire e ricadono sull’utenza.
Le fontanelle romane
Nella Capitale l’emergenza idrica non sarebbe impellente, ma viene comunque da notare che le 2.800 fontanelle erogano incessantemente acqua potabile 24 ore al giorno. L’acqua che sgorga dai “nasoni” romani, finisce in grandissima parte nelle fogne di scarico e non va a beneficiare l’utenza. Nel 2017 l’amministrazione Raggi mise in atto una misura che destò non poche polemiche, chiuse le fontanelle e ne rimasero solo 85 che continuarono a erogare il prezioso liquido.
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Uno spreco ma mica poi tanto…
Un misura che torna alle discussioni attuali e che l’assessora ai Lavori pubblici, Ornella Segnalini, ammette che vada ridiscussa, ma aggiunge anche che la perdita d’acqua è davvero limitata. Un assunto quello dell’assessora che già qualcuno ha smentito, sostenendo che le perdite, anzi gli “sprechi” sono in ogni caso immotivati.
Segnalini però spiega che la presenza di fontanelle in una città di 3 milioni di abitanti è essenziale, facendo l’esempio di chi si trova in disagio sociale.
Interventi sulla rete
L’altro elemento che determina la perdita d’acqua è la dispersione nelle tubature, e queste, rispetto al 2017 sono oggi più contenute. Sono passate dal 43% al 28%. Inoltre, grazie ai fondi del Pnrr per la Capitale sono previsti lavori di sostituzione di 180 chilometri di tubature. Il sindaco Roberto Gualtieri, in tutto questo, rassicura che a Roma non c’è rischio di razionamento, almeno non per il momento.
La riflessione però resta aperta e dibattuta, e anche sui social si continua a ragionare su quella che appare una soluzione semplice quanto evidente. “Nessuno dice che le fontanelle vadano chiuse o strappate via e gettate ai porci, ma semplicemente che vengano munite di rubinetto”.
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