Il perdurare della discriminazione dei docenti stranieri operata nelle università italiane ha fatto decidere la Commissione europea sul deferimento per il nostro Paese alla Corte di giustizia della Ue.
Il punto controverso
E’ sulla ricostruzione delle carriere del personale docente straniero impegnato nelle università, che verte maggiormente la perplessità dell’Europa. L’Italia offrirebbe un quadro soddisfacente in merito a questo punto, la stessa Corte di giustizia della Ue lo ritiene idoneo. Malgrado ciò però, questo non avverrebbe nella maggioranza delle università che non provvedono ad un allineamento alle linee guida. Tra gli elementi discordanti figura il mancato adeguamento del trattamento economico, un fattore rilevante anche nell’ottica della dignità e della qualità della vita dei docenti. C’è poi la questione dell’anzianità e delle relative prestazioni previdenziali a quelle di un ricercatore con contratto part-time. In ultimo, a gravare sulla condizione del docente straniero c’è il diritto dell’ottenimento degli arretrati a partire dall’inizio del rapporto di lavoro.
Le obiezioni della Commissione
Alla luce di queste inadempienze, la Commissione europea contesta all’Italia la mancanza delle prestazioni a cui hanno diritto i docenti, nonché il fatto che essi non abbiano ancora ricevuto i compensi stabiliti. Bruxelles già nel 2021 aveva promosso una procedura d’infrazione contro il nostro Paese, seguita poi nel 2023 da un parere motivato. Oggi, malgrado la legislazione nazionale e la sentenza della Corte, continuano le discriminazioni nei confronti dei docenti stranieri. Per questa ragione la Commissione Ue ha preso la decisione di rimettere l’Italia al giudizio della Corte di giustizia europea.
foto: scuolainforma.it