La XXIII Edizione del Premio Letterario Internazionale si è svolta a L’Aquila il 14 novembre 2024 al Ridotto del Teatro comunale dell’Aquila ed ha visto protagonista Durs Grünbein saggista, poeta e scrittore testimone della Germania divisa, nella caduta del muro di Berlino. Con la narrazione delle manifestazioni di protesta, l’ospite d’onore ha ripercosso il dibattito tra cultura e informazione nella Germania Orientale, prima e dopo il 1989. Le forme di contrasto al dominio culturale del regime, l’esercizio del giornalismo, la propaganda, la diffusione di volantini, ad azioni di piccolo sabotaggio, sono stati i temi della Cerimonia di Premiazione anche degli Studenti della scuola del Classico. Una Città viva e rigogliosa, nel suo antico splendore dei primi dell’800, che ha messo in cantiere un ritratto d’autore, aggraziata dai negozi e dalle attività artigianali in piena attività, visitata per l’occasione dalle squadre di calcio degli alunni delle scuole dell’infanzia di Vasto. Il prestigioso riconoscimento, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, Presidente Stefania Pezzopane, una donna che ha cambiato la politica, ha visto la premiazione degli studenti della Provincia dell’Aquila, per “La lettura dell’Anima”, con Andrea Barberis e la sua compagna di vita, “Poesia a una mamma mai vista…riflessiva sui sentimenti… la guerra… la vita. Le domande dei detenuti si sono intrecciati con la capacità di dialogo degli studenti, per il rispetto delle regole, in una Germania divisa, ma forte nello spirito di riconquistare l’unità.
Giuria, Poeti, Scrittori, Giornalisti, Autorità civili e militari, hanno consapevolmente apprezzato il significato storico dell’evento e
l’Ospite internazionale, da vero precoce poeta cosmopolita ha ringraziato tutti.
Lo Scrittore italiano Renato Minore conversa con il Poeta, che caduto il muro, a 33 anni, raccoglie il più importante riconoscimento Tedesco. L’Ospite d’onore Durs Grünbein nato a Dresda, il 9 ottobre 1962 è una delle più importanti voci della poesia tedesca ed europea contemporanea. Cresce a Hellerau, un sobborgo periferico di Dresda, del cui splendore barocco erano rimaste solo le macerie. La madre con studi in chimica, il padre ingegnere aeronautico, precoci interessi scientifici, entrano in un apporto di osmosi con la poesia, accesi da Novalis, Hölderlin, Pound, iniziando a scrivere poesie in giovane età. Assolto il servizio militare nella Nationale Volksarmee e abbandonata l’idea di diventare veterinario, si trasferisce a Berlino Est nel 1985. Non gli è concesso di iscriversi a Germanistik, avendo rifiutato il servizio nella pattuglia armata di sorveglianza dei confini che aveva l’obbligo di sparare su chi tentava la fuga. Studia teatro ma interrompe gli studi alla Humboldt Universität di Berlino dopo quattro semestri, deluso dagli studi non liberi. Si avvicina ai collettivi artistici dell’Accademia di Belle Arti di Dresda, lavora per le riviste, per il teatro. Viene scoperto da Heiner Müller: «con l’orizzonte di pensiero più ampio», che gli procura l’invito per la fiera del libro di Francoforte dove presenta Grauzone morgens, il volume di liriche che lo fa conoscere al grande pubblico, e tiene la sua laudatio quando nel 1995 gli viene conferito, a soli 33 anni, il massimo premio letterario tedesco, il Büchner-Preis. Subito dopo la caduta del muro, «dal decisivo anno 1989», Durs Grünbein intraprende una densissima serie di viaggi negli Stati Uniti, ospite dei più ambiti Dipartimenti. Nel 1994, nella zona degli scavi di Pompei ed Ercolano, ha l’esperienza epifanica descritta in Vulkan und Gedicht. Membro, dell’Akademie der Künste di Berlino, e di altre Accademie, dal 2005 é professore alla Kunstakademie di Düsseldorf. Nel 2008, un altro riconoscimento altissimo, l’ordine Pour le mérite per la Scienza e le Arti a Berlino e dopo trascorre un anno a Roma come borsista di Villa Massimo, dichiarandosi semplicemente «poeta in lingua tedesca che rende noto l’ignoto». Le lezioni di poetica tenute a Frankfurter Poetikvorlesung 2009 sono pubblicate con il titolo Vom Stellenwert der Worte, nella Valenza delle Parole. Autodidatta di sterminate letture «ravvicinare ciò che di per sé è distante». Con l’insegna dell’Ordine Pour le Mérite, Grünbein ha espresso la sua professione di fede nella letteratura antica, «l’humus etimologico della nostra lingua». La critica gli riserva attacchi feroci, ma anche lodi, dovuti alle sue scelte imprevedibili. La sua ricchissima produzione rivela fra l’altro la profondità del suo legame con l’Italia, animato da un genuino ethos civile emerso con esemplare chiarezza nel febbraio 2015 di fronte alle dimostrazioni della Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes. Il «Times Literary » del 18 febbraio 2000, «Grünbein is a truly cosmopolitan poet». La motivazione con cui nel 2006 gli è stato conferito il Premio Pasolini, è stata nella fiducia incrollabile nella parola poesia”. Nel 2018 è apparsa la traduzione di una scelta autografa della sua saggistica per il pubblico italiano, I bar di Atlantide e altri saggi, presentata su «Il Sole 24 Ore» del 27 gennaio 2019 con il rilevante titolo La poesia, prima esperienza di libertà.
Il Poeta e Saggista Francesco d’Alessandro, si fa sentire: “Ansioso il cuore… battuto dal sole… prudenza nell’orlo del dirupo… e roccia della ragione…altra strada…il tempo spietato…assenza e attesa…
Premia il Vice Prefetto Vicario dell’Aquila Ernesta D’Alessio. Il Giornalista Simone Gambacorta legge le motivazioni.
L’Assessore al Turismo con delega ai Rapporti del Comune dell’Aquila, Ersilia Lancia, premia la Saggista Federica Taddei con le motivazioni della Giuria, per “l’inganno della perfezione… nella incantevole leggerezza …nel teatro della vita…che si è accontentata di essere beata.
Il Poeta Gianmario Villalta, nell’esperienza personale che diventa universale, perché la poesia non può avere alterazione, parla in maniera sublime nel dialogo con la natura, e il Critico letterario Elio Pecora lo premia con il massimo riconoscimento, al quale si pronuncia così: “Sì, la luce delle cose, la luce in cui noi ci riveliamo ad esse, anche se ci hanno sempre detto il contrario, è davvero così. Sono le cose che si rivelano a noi. Siamo noi che abbiamo la facoltà di tracciare un cielo e una terra di esse, rivelando, aprendo gli orizzonti, intonando”.
Angelo Vincenzo Grasso