Cosa potrebbe succedere in Italia se i conservatori volessero fare ciò che è stato deciso in America in merito all’aborto? Questa domanda per nulla retorica, sta rimbalzando nei salotti buoni del Paese. Gli interrogativi che ha suscitato la decisione presa lo scorso venerdì 24 giugno dalla Corte Suprema in USA in merito all’aborto, sono di fatto leciti. Ci si interroga sulla possibilità che ciò possa accadere anche da noi.
Cos’è accaduto negli Usa
La Corte Suprema nel lontano 1973 stabilì con la sentenza Roe v. Wade il diritto delle donne a ricorrere all’aborto entro i primi tre mesi di gravidanza. Questo sancì il diritto di scelta delle donne e l’aborto divenne un diritto riconosciuto dalla Costituzione americana.
Il 24 giugno però la maggioranza dei giudici della Corte Suprema ha stabilito che non esiste alcun diritto costituzionale sull’aborto e di conseguenza gli Stati possono decidere di vietare le interruzioni di gravidanza.
Questo non vuol dire che l’aborto è diventato illegale, ma adesso i singoli Stati potranno decidere se consentirlo. Le donne sono di conseguenza private della libertà di scelta. Va poi detto che negli ultimi anni sono molti gli Stati che hanno tentato la strada del divieto dell’interruzione della gravidanza. L’organizzazione di ricerca Guttmacher Institute afferma che già una ventina di Stati starebbero attivandosi per vietare l’aborto.
La legge sull’aborto In Italia
La legge che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza nel nostro Paese e la 194 del 1978. Questa legge prevede due opzioni per ricorrere all’aborto (entro i 90 giorni di gravidanza).
Il sistema farmacologico, che può essere attuato entro i 63 giorni (9 settimane), nelle strutture ambulatoriali collegate all’ospedale e autorizzate dalla Regione.
Il sistema chirurgico, da effettuarsi presso le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale, ma anche nelle strutture private convenzionate e autorizzate dalla Regione.
Può essere abrogata la legge?
La legge 194 del 22 maggio 1978 non può essere cancellata improvvisamente come è successo negli Stati Uniti. Perché il nostro sistema di Diritto è diverso. L’abrogazione può avvenire per effetto di un fonte superiore o una norma successiva che vada a superare o a cancellare quanto stabilito precedentemente. In ogni caso si tratterebbe di un iter lungo e che coinvolgerebbe il Parlamento.
Lo strumento del referendum abrogativo
Come stabilito nell’articolo 75 nella Costituzione della Repubblica italiana, 500 mila cittadini o 5 Consigli Regionali possono proporre l’abrogazione di una legge. Ma spetta però alla Corte Costituzionale stabilire l’ammissibilità del referendum.
Una volta poi che il Referendum è ammesso, per essere valido deve avere la partecipazione della maggioranza degli aventi diritto al voto. Naturalmente il processo abrogativo sarà innescato solo se, al referendum che abbia raggiunto il quorum, avranno vinto i consensi alla proposta.
I precedenti
Nel 1981 gli elettori respinsero due referendum abrogativi sulla legge 194. Ci sono state diverse iniziative negli anni passati per intervenire sull’aborto. Iniziative promosse dalla destra e dai cattolici. Nel 2008, ad esempio, Giuliano Ferrara lanciò una moratoria internazionale contro l’aborto. Quindi la materia continua ad essere oggetto di dibattito e sebbene questo diritto della donna sia fortemente conclamato in Italia, nulla può escludere che le cose possano cambiare.
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