I report
L’Osservatorio tecnico-scientifico per la Sicurezza e la Legalità ha pubblicato due rapporti sulle mafie nel Lazio, sono relativi agli anni 2020 e 2021 e al primo semestre del 2022. Si basano sui files raccolti dalla DDA (Direzione Distrettuale Antimafia). Riguardano la consultazione ed il monitoraggio degli atti giudiziari e documenti istituzionali sul fenomeno mafie nella regione Lazio.
Vere e proprie “aziende”
I rapporti evidenziano l’esistenza di un “modello imprenditoriale/criminale” diffuso in tutto il Lazio. Si va dal controllo dei territori al riciclaggio di denaro, dall’usura al traffico di sostanze stupefacenti col relativo controllo delle piazze di spaccio.
Sono vere e proprie “aziende evolute” che si avvalgono di una rete in grado di offrire “stipendi” e “assistenza” ai propri operatori. Spesso ci sono più gruppi che coesistono nella stessa area, che si dividono i territori. Questi gruppi collaborano tra loro e se da una parte ci sono le mafie tradizionali, dall’altra c’è la presenza di gruppi romani legati ad una rete di relazioni sociali con lo scopo di contaminare il sistema economico.
La presenza accertata di gruppi autoctoni
I gruppi autoctoni romani sono una presenza accertata proprio da sentenze definitive, ad esempio relative alle mafie locali di Ostia. Sarebbero proprio queste mafie a pilotare la criminalità organizzata della Capitale. Questo è reso possibile dal fatto che le mafie di Ostia hanno facile controllo sul mare, una risorsa preziosa per le attività criminali organizzate. Le famiglie Spada e Fasciani controllano l’economia e la vita sociale dei residenti ad Ostia.
Roma capitale d’Italia
Non è trascurabile l’elemento “Capitale del Paese”, poiché come tale in essa convergono interessi politici ed economici di ogni natura. La vastità dell’estensione territoriale inoltre, agevola l’infiltrazione negli investimenti. Tutti elementi che sono di forte attrazione per queste organizzazioni criminali.
I rapporti, superata l’analisi delle “storiche” famiglie di Cosa Nostra, delle cosche ‘ndraghetiste e dei clan camorristici, analizza le singole realtà della criminalità organizzata. Quelle che grazie al metodo mafioso sono arrivate alla spartizione delle attività imprenditoriali. Particolare attenzione è inoltre riposta alla mafia del litorale romano. Alle mafie dei Casamonica e dei Senese. Il rapporto esamina anche i quartieri romani e nella fattispecie quelli di Primavalle e Casalotti dove spadroneggiano le “narcomafie autoctone” delle famiglie Gambacurta, Sgambati e Sterlicchio.
I Casamonica
Sono arrivati nella capitale nel 1939 e si sono stabiliti nella periferia sud-est di Roma. I Casamonica sono un clan di origine nomade che è formato da molti individui legati da parentela, discendenti da antenati comuni. I campi di azione (criminale) nei quali opera questa famiglia sono molteplici, in primo luogo l’attività maggiore è quella del traffico di stupefacenti. Hanno diverse intestazioni fittizie ad attività commerciali. Esercitano l’usura e l’estorsione e hanno a disposizione grosse risorse di armi.
I Casamonica, è riconosciuto, agiscono con metodo mafioso, per sancire la presenza nei vari quartieri della Capitale. I quartieri interessati sono: la Romanina, Porta Furba, Tuscolana, il Quadraro e il Mandrione per la zona dietro a Porta Furba. Ma sono presenti anche a Frascati e Vermicino, in pratica, sulla Tuscolana Vecchia, dove sono insediati altri nuclei, fra cui Spada Alizzio e Casamonica Celeste, detta Paparella.
Le province del Lazio
I rapporti analizzano anche i sistemi criminali del sud del Lazio, un’area che viene considerata “un feudo della criminalità organizzata di Napoli e Caserta“.
Latina vive una forte connessione tra borghesia criminale locale e criminalità organizzata di stampo mafioso. I gruppi, anche in questo caso, si suddividono i territori e ne gestiscono in condivisione le attività criminose.
Se Roma e Latina sono la patria della collaborazione tra gruppi autoctoni piuttosto ben organizzati, ma anche di organizzazioni siciliane, calabresi e campane, Per quello che riguarda Frosinone invece, prevarrebbero i gruppi camorristici. Nel sud del Lazio infatti i gruppi di camorra hanno molte “basi operative” e sono connessi con “parti” della classe dirigente e alcuni importanti imprenditori.
Viterbo invece ha praticamente il territorio controllato da organizzazioni locali che però risulterebbero gestite dalla ‘ndrangheta, qui inoltre, è molto attiva la presenza di collaborazioni da parte di soggetti albanesi (oltre che italiani).
Facciamo i numeri
Ammontano a quasi 7.200 chili, le sostanze stupefacenti sequestrate nel Lazio nel 2021. Tra queste oltre 13 mila piante di cannabis e quasi 3.585 chili di marijuana. Sequestrati anche quasi 520 chili di cocaina e 140 chili di eroina, più 8.000 dosi di droghe sintetiche. Gli arresti relativi a questi sequestri sono stati 3.579.
Dal 2019 al 2021 ben 544 persone sono state indagate per associazione di tipo mafioso; 1992 persone sono invece state indagate per reati aggravati (ex articolo 416 bis); e altre 5945 persone lo sono state per il reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti o sostanze psicotrope. Gli indagati per corruzione sono 1.537.
Nel 2020 le interdittive antimafia sono state 13, mentre sono salite a 25 nel 2021. Le operazioni finanziarie sospette dalle 14.329 del 2020 sono passate nel 2021 a 17.236. Le confische e i sequestri ammontano rispettivamente a 5.200 unità per gli immobili e a 1.040 per le aziende.
Questi elementi determinano impietosamente che Roma è la capitale del riciclaggio.
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