Il comune di Monterotondo, di cui non è stato possibile avere una percentuale precisa del tasso di disoccupazione previsto per il nuovo anno, non compare tra i comuni da bollino nero, forte anche di una zona industriale, a pochi chilometri da Roma, che lo rende il principale polo di attrazione per le realtà aziendali a nord della Capitale.
Le agenzie interinali contattate in merito, insieme al Centro per l’Impiego – l’ufficio pubblico con cui le province dovrebbero gestire e controllare il mercato del lavoro a livello locale – non hanno però rilasciato dichiarazioni sulla reale offerta lavorativa e conseguente risposta da parte di coloro in cerca di una occupazione.
Da un’analisi veloce in rete, primo canale utilizzato per qualunque ricerca, l’offerta sembra interessare soprattutto ambiti industriali o commerciali dove viene richiesta o una determinata specializzazione – la guida del muletto va per la maggiore – o la voglia di mettersi in gioco e lavorare per provvigioni, passando poi per posizioni di segreteria o contabilità (dove si deve però avere un minimo di esperienza).
Il lavoro è un tema delicato su cui si confrontano e scontrano stereotipi e punti di vista divergenti che non sempre tengono conto di tutte le variabili in gioco. La pandemia, che ha portato a una rivalutazione delle reali priorità nella vita di tutti i giorni, ha inoltre determinato un forte cambiamento sociale nei confronti dell’attività lavorativa: i giovani chiedono riconoscimenti economici adeguati alle proprie capacità e competenze, mentre i più anziani preferiscono dare importanza alla qualità e non più alla quantità.
“Non si riescono a trovare dipendenti che amino il lavoro come te imprenditore – ammette il titolare di un rinomato locale del centro storico – Vengono per racimolare qualche soldo per poter andare in vacanza e nient’altro: non c’è interesse, non c’è futuro”. “Non è vero che non c’è lavoro – sostiene invece la consulente di un centro servizi sempre di Monterotondo – Non si ha voglia di impegnarsi”.
La verità però, come sempre e in ogni ambito, sta nel mezzo: il problema non è tanto essere pronti a sacrificarsi e a faticare quanto farlo per qualcosa per cui valga la pena, come l’autonomia economica. E, forse, non tutto ciò che viene proposto, permette di raggiungerla.