L’Europa investe di più in Ricerca e Sviluppo mentre l’Italia taglia

La condizione rilevata da Eurostat enfatizza il richiamo del commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, che ha chiesto chiaramente al nostro Paese investimenti più coraggiosi in sviluppo e ricerca. L’esortazione di Gentiloni è in merito alla corsa alle tecnologie verdi e alla sostenibilità.

Italia in controtendenza

L’Europa investe di più nella ricerca ma l’Italia taglia, proprio nel momento in cui la doppia transizione (verde e sostenibile) suggerirebbe di investire.

Nel 2022 l’Unione europea ha investito complessivamente 352 miliardi di euro in R&S (ricerca e sviluppo). Il 64% in più rispetto al 2021, quando gli investimenti erano stati di 331 miliardi di euro.

Nel quadro generale, l’Italia mostra un deficit da 72,2 milioni di euro. La spesa del nostro Paese scende a 25,915 miliardi del 2022, nel 2021 la spesa era stata di 25,991 miliardi.

In affanno

Dai dati resi noti da Eurostat è palese che l’Italia faccia fatica a tenere il ritmo delle altre economie europee. La Francia lascia invariato il proprio impegno in R&S di 55,498 miliardi di euro. La Germania e la Spagna incrementano gli investimenti, rispettivamente di 8 miliardi e di 2 miliardi.

Se non si inverte la tendenza, il nostro Paese potrebbe subire il sorpasso della Spagna, temuto in particolar modo dalla Lega. La medicina per evitare il sorpasso spagnolo è rivedere le politiche sulle strategie di Ricerca e Sviluppo.

Nel complesso è tutto il “sistema Paese” che mostra la sua debolezza, siamo 18esimi su 27 nella percentuale del Pil investito per l’accrescimento del potenziale competitivo ed economico. Solo l’1,3% del Prodotto interno lordo interessa Ricerca e sviluppo, in calo rispetto al 2021 (-0,1%). Anche in questo punto l’Italia non è in linea con i grandi della Ue: Germania 3,2%, Francia 2,1% e resta distante da Belgio e Svezia che hanno il tasso più alto di investimenti.

Le priorità

Crisi energetica, pandemia, guerra in Ucraina, inflazione, aumento dei tassi della BCE e chi più ne ha, più ne metta, sono tutti fattori che frenano le economie di qualsiasi Paese, riducendo i bilanci per le spese dei vari settori. Per la logica della “coperta corta” quindi, si decide di tagliare o di tassare. Per non affrontare il rischio di aver attuato una misura impopolare (che sottrarrebbe consensi elettorali) si opta per i tagli, che sono tutto sommato meno “visibili” e meno compresi dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Tagliare gli investimenti per la Sanità o per la Sicurezza o per la Scuola, implica dei riflessi praticamente immediati sull’opinione pubblica. Operare tagli su R&S forse è meno percettibile dal cittadino comune, ma non passa inosservato in ambito internazionale e ci fa somigliare alla Cenerentola della Ue, malgrado certi telegiornali esaltino la figura dell’Italia in seno all’Europa.

Foto: quotidianopiu.it

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