La proposta approvata dal Parlamento europeo di fatto assimila il feto umano a embrioni, cellule e tessuti, con la definizione generale: “sostanze di origine umana”. Una decisione che apre le porte al commercio e gli usi industriali.
Approvata con larga maggioranza
Il Parlamento europeo ha approvato larga maggioranza le nuove misure di protezione ai cittadini donatori di sangue, tessuti o cellule. Ha però anche approvato l’apertura al libero mercato di embrioni, feti e gameti, ignorando le preoccupazioni dei Vescovi europei e gli allarmi di diverse organizzazioni di esperti.
Molti deputati hanno sostenuto il principio che le donazioni devono essere volontarie e non retribuite (fatto salvo un rimborso per le spese sostenute).
L’applicazione delle misure
Il documento, il cui titolo è “Standard di qualità e sicurezza per le sostanze di origine umana destinate all’applicazione sugli esseri umani” (o Regolamento SoHO), autorizza la condivisione tra gli Stati membri di cellule, sangue e tessuti umani.
Alcuni emendamenti hanno introdotto a dicitura “embrioni” in queste sostanze. Il Partito Popolare Europeo, ad esempio, riconosce e sostiene l’esistenza di un mercato europeo della fertilità per giustificare gli scambi transfrontalieri di gameti, embrioni e feti in caso di carenza in uno Stato membro.
Un mercato di vite umane
Se embrioni e feti fanno parte delle categorie di tessuti e cellule, allora il rischio è la legalizzazione del mercato di vite umane. C’è chi ha visto nella questione l’intento di portare avanti il messaggio che non esista un concetto di dignità della vita umana quando questa è ancora nel grembo materno. In effetti se feti ed embrioni sono inclusi nella “categoria” delle “sostanze di origine umana”, allora sono considerati qualcosa di “non vivo”. Questo vuole anche dire che “se non è vivo” non ha diritti, e si può quindi considerarlo come un oggetto e non come un soggetto, perciò sfruttarlo a uso e consumo anche per fini non necessariamente etici e morali.
Forse ci salva l’autonomia degli Stati membri
In ambito etico ogni Stato membro rimane autonomo e responsabile delle proprie decisioni, perciò decide anche sulla compravendita e sulla commercializzazione di queste “sostanze”. Ossia può decidere di vietarle.
L’approvazione dello scorso martedì 12 settembre poi, non è definitiva, perché devono ancora avere luogo i dialoghi tra Commissione, Parlamento e Consiglio. Poi si arriverà alla riapprovazione in Parlamento. Infine chi è contrario a questa gestione della materia, spera sul fatto che col nuovo Parlamento nel 2024 ci saranno molti più eurodeputati pro life, tanto da ribaltare quanto finora pare avviato ad approvazione definitiva.
Foto di copertina: wired.it
Foto interna: microbiologiaitalia.it