Il popolo del Movimento 5 Stelle, o meglio, gli iscritti, archiviano la Costituente, dalla quale emergono alcune novità di rilievo. L’abolizione della figura del garante, che di fatto estromette il fondatore, Beppe Grillo. Il superamento dei due mandati. Il profilo politico in area progressista.
L’ira di Grillo
La reazione del fondatore, non si è fatta attendere e come aveva annunciato Danilo Toninelli, vicino a Grillo: “Chiederà di rivotare e farà un’azione legale”. Così è stato, l’istanza del fondatore è già arrivata puntuale. Beppe Grillo ha chiesto il ri-conteggio e una seconda votazione su tutte le modifiche dello statuto, specialmente su quella che ha cancellato il suo ruolo di garante. Era un’eventualità che tutti avevano messo in conto e c’erano 5 giorni di tempo, per invocare il ritorno alle urne. Ma il fondatore non ha indugiato, ha mostrato di avere le idee chiare sul da farsi ed ha accorciato i tempi. Il prossimo passo ora potrebbe essere proprio l’azione legale per vietare l’uso del simbolo che, come ha detto in più occasioni, è suo.
Pesante percentuale di voti contro
Dagli iscritti e simpatizzanti del M5S è attesa una comunicazione ufficiale con un video sul web, dove Grillo sosterrà le sue ragioni contro il suo antagonista Giuseppe Conte. La votazione sul garante tuttavia, lascerebbe poco spazio ad errori di ri-conteggio o a speranze su una nuova votazione. Il verdetto è infatti stato piuttosto significativo: il 63% dei votanti ha scelto l’abolizione di tale ruolo.
Tutti contenti?
La matematica non è un’opinione e se il 63% ha votato per “far fuori” Grillo, vuol dire che una buona fetta di iscritti invece non avrebbe voluto. Non tutti insomma, hanno accolto i risultati dei quesiti sottoposti a votazione con soddisfazione. Tanto per cominciare, ad esempio: Chiara Appendino che nei giorni scorsi ha espresso un certo dissenso dalla linea dell’ex premier, sollevando dubbi sulle alleanze. Appendino aveva dichiarato: “Il M5s deve lavorare prima sulla propria identità, che dovrà essere molto forte, e solo in seguito si potrà ragionare su eventuali accordi”.
Le decisioni e la linea politica
Prescindendo dalle beghe tra Conte e Grillo che in un modo o nell’altro troveranno pace, dall’assemblea sono emersi chiari due elementi importanti. Il primo è il superamento dei due mandati, che vuol dire che dopo due “giri” in Parlamento i pentastellati potranno candidarsi nelle Regioni e nei Comuni. Il secondo è il sentimento politico, il Movimento non è più “né di destra, né di sinistra”, ma si colloca in area progressista. E questo era un punto che Giuseppe Conte aveva messo come vincolo alla sua permanenza nel M5S.
Il commento di Conte
Il leader del Movimento ha commentato le parole di Grillo, giudicando le sue intenzioni come un ennesimo tentativo di boicottaggio. Ad ogni modo ora si dovrà tornare al voto, poi vedremo. Ci sono in ballo alcune questioni di rilievo come l’eventuale cambio di nome e di simbolo e in prospettiva (non troppo lontana) gli accordi con i partiti in campo progressista. Al momento forse, l’unica certezza è che gli iscritti smetteranno di chiamarsi “grillini”. Ma c’è già chi vede tramontare all’orizzonte anche l’appellativo: “pentastellati”, alludendo ad un nuovo simbolo che Conte dovrà far campeggiare sul suo nuovo partito.
Foto tratta da: ildubbio.new