La notizia è rimbalzata sui giornali in rete un paio di giorni fa. Bassam Tohme, ministro siriano del petrolio e delle risorse minerarie, in una dichiarazione resa al canale televisivo statale Al-Ikhbariya accusa gli Usa.
Tohme, avrebbe affermato che le aree che contengono oltre il 90% delle riserve petrolifere in Siria sono sotto il controllo Usa e delle Forze loro alleate.
Al momento in Siria c’è una forte crisi dei carburanti ed i prezzi della benzina hanno subito rilevanti aumenti.
Sempre secondo quanto riportano alcune tesate, il ministro siriano avrebbe inoltre dichiarato che a causa di questo, le perdite del settore petrolifero sono superiori ai 92 miliardi di dollari.
Avrebbe poi formulato accuse dirette: “Gli americani ed i loro seguaci agiscono come pirati nel prendere di mira la ricchezza petrolifera siriana e le navi di rifornimento”.
Accuse pesanti che incrementano tensioni tra i due Paesi. E’ chiaro che se il ministro si è espresso realmente in questi termini, avrà in mano elementi comprovanti le accuse. Resta da capire i termini che avrebbero consentito alle Forze americane tale operazione.
Bassam Tohme però va oltre e nelle sue affermazioni, punta il dito e dice che gli Usa avrebbero impedito volontariamente al governo siriano il beneficio delle riserve petrolifere del territorio.
Spiega poi come le “acque siriane” – il paese si affaccia sul Mediterraneo – sono qualificate come riserve petrolifere. Precisa inoltre che i contratti di esplorazione sono “a lungo termine e costosi”. Tohme dice anche che in quelle acque c’è una ricchezza ma che la questione dovrebbe godere di stabilità e tranquillità…
I più grandi giacimenti siriani di Al-Umar, sono sotto il controllo delle Forze Usa e dei loro alleati, le Forze democratiche siriane. I giacimenti sono quelli sottratti allo Stato Islamico: Isis, Is, Isil e Daesh.
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