Lo sport è scuola di vita. Rispetto delle regole, impegno per il raggiungimento di un obiettivo e collaborazione con i propri compagni di squadra. Questi, sono solo alcuni dei valori che la pratica sportiva trasmette, alimenta e sostiene.
Non importa quale attività si scelga di portare avanti, ma il modo in cui si decide di praticarla e rispettarla.
Il calcio è, per tradizione, lo sport più seguito e, con molta probabilità, più praticato nel nostro Paese. Parte integrante della nostra cultura e oggetto di fede profonda per molti.
Il tifo, per una squadra piuttosto che per un’altra, è spesso un sentimento trasmesso di padre in figlio. Motivo aggregante o disgregante di un contesto sociale che proietta sulla realtà calcistica la storia stessa di una città o di una regione.
Come si capisce anche dalle parole di Sergio Sandro e Alessandro Gentile, due tifosi del Monterotondo Calcio 1935, la società calcistica storica del comune di Monterotondo, oggi è pronta a un nuovo rilancio.
Una storia importante quella del Monterotondo Calcio:
“Fondato come polisportiva nel 1935 – raccontano i due tifosi – ha dato la possibilità a tutti i cittadini di fare vero sport. La scelta dello stadio Fausto Cecconi come sede non è casuale. Risalendo al ventennio fascista e soggetto al vincolo delle Belle Arti, ha una valenza storica non indifferente”.
“Era un’istituzione per tutti i cittadini monterotondesi – continuano Alessandro e Sergio – il primo centro in cui si poté praticare sport e intorno al quale si svilupparono poi tanti altri impianti sportivi, come quelli per il nuoto o il tennis”.
“Il picco calcistico della squadra – dicono – si raggiunse intorno agli anni 2000, quando si arrivò a sfiorare l’entrata in serie C. Sempre stato in D, ha sfornato numerosi talenti, per esempio: Marco Marchionni, arrivato in Nazionale o Matteo Federici, con un’esperienza anche in Australia. Circa dodici anni fa però, per cause non sportive, fallì, lasciando l’ambiente eretino orfano di una realtà presente da oltre settanta anni”.
Forte, in passato, la partecipazione a quella dimensione che ora deve essere riportata in alto:
“La squadra aveva un seguito di tre-quattromila spettatori, con un migliaio fissi in trasferta – dicono sempre i tifosi – Oggi se ne contano quatto-cinquecento di media. L’obiettivo è quello di riavvicinare le persone allo stadio, dare loro un’identità”.
Il merito di aver riacceso l’attenzione su un pezzo importante della storia di Monterotondo è di un cittadino in particolare:
“Si è ripartiti grazie a Paolo Malizia, presidente e figura cruciale, emblema del calcio eretino – precisano – Ci ha dato la possibilità di fondare questa società e riformare un gruppo storico, ridando voce al calcio e diffondendo nuovamente il senso di appartenenza e aggregazione”.
E già numerosi sono gli eventi organizzati che hanno superato le aspettative. “Da poco è stata inaugurata una tribuna a Euro Perrone, per tutti noi uno di famiglia e grande accompagnatore a livello calcistico”, aggiungono.
Il desiderio è ora quello di ritornare al vecchio splendore. “Speriamo – concludono i due – di riuscire a fare sempre di più. La Scuola Calcio già esiste, con tutte le categorie. Quest’anno si punta al titolo: vinceremo la categoria”.