Monterotondo, “l’incontro” con Don Giuseppe Ferrari

L’incontro con Don Giuseppe Ferrari

Il giorno della cerimonia tanta attesa quello dello scoprimento del mezzobusto di Don Giuseppe Ferrari è arrivato il 31 gennaio in una atmosfera tra commozione e festa, ne è stata dimostrazione la presenza della Banda Popolare Eretina che nel piazzale antistante la Chiesa Santa Maria del Carmine a Monterotondo Scalo con i suoi allegri motivetti ha dato inizio all’evento.

I preparativi da parte del Comitato sono stati minuziosi e si sentiva nell’aria oltre l’impegno che era costato portare a termine il loro proposito anche la soddisfazione per il momento che si sarebbe vissuto tra poco.

 

A fianco della porta d’ingresso della chiesa cappeggiava un cartellone ricavato da un articolo sulla rivista ‘I Fatti – Area Metropolitana’, del mese di novembre dello scorso anno, articolo illustrava l’opera del Comitato, per portare al termine proprio quello che di li a poco sarebbe avvenuto: lo scoprimento del busto di Don Giuseppe Ferrari.

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Il cartellone comprendeva anche le tradizionali foto, che mostravano i gruppi di bambini insieme al loro Parroco Don Giuseppe: allora da parti di molti c’è stata la gioia e l’emozione di riconoscersi in quelle foto e con questo ricordare i tempi passati, o riconoscere un amico o un familiare, quindi molti hanno fotografato il cartellone.

All’ora prefissata, quando tutti già si erano radunati in Chiesa, si è dato inizio alla cerimonia.

Nel corso dell’evento, S.E. Monsignor Ernesto Mandara, ha illustrato la solennità del momento, poi il Sindaco Riccardo Varone ha elogiato la figura di Don Giuseppe, dicendo che lo ammirava per ciò che aveva sentito su di lui, anche se non l’aveva conosciuto personalmente.

Il mezzobusto era ancora coperto da un panno, successivamente mentre tutti in chiesa rivolgevano lo sguardo in quella

direzione, il signor Roberto Bruno del Comitato Organizzatore con un gesto deciso ha tolto il panno mostrando l’opera dello scultore Francisco Dias do Nascimiento, tutti hanno potuto notare come non solo l’artista abbia replicato perfettamente le sue fattezze, ma come anche abbia reso l’opera viva, interpretando lo spirito di Don Giuseppe. Da parte di tutti un applauso, poi la benedizione del Vescovo, a seguire la Santa Messa.

Durante l’omelia Monsignor Ernesto Mandara, riferendosi alla prima lettura, ha messo in rilievo come Don Giuseppe sia stato interprete della Parola del Signore e come da sempre sia stato animato da uno spirito missionario, che poi l’avrebbe portato in Bolivia, perchè già da allora a Monterotondo e nella Sabina c’era una carenza di sacerdoti e lui era uno dei tanti che era stato mandato altrove, uno dei ‘preti del Paradiso’.

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A Messa finita sono seguite le testimonianze: ha parlato Roberto Alborghetti, giornalista, conoscitore della vita culturale sociale e religiosa di Bergamo, che legge una lettera inedita di Don Giuseppe, nella quale traspare nella sua semplicità il suo senso di obbedienza ai suoi superiori di Bergamo e il suo spirito missionario, ordinato sacerdote da poco, Monterotondo era stata la sua prima sede.

Poi Don Marco Ciapppolini che legge una mail dei nipoti di Don Giuseppe, Don Luigi e Don Armando che risiedono a Bergamo e che per le restrizioni non sono potuti essere presenti. Mario Ottaviani ex chierichetto membro di questa comunità che racconta la sua esperienza, Gianni Sergiacomo ex chierichetto, Nicola Panei ex chierichetto, Carla Leone che ha conosciuto Don Giuseppe quando tornando dalla Bolivia passava a salutare la comunità di Monterotondo.

La Chiesa di Monterotondo era stata costruita da poco, nel 1952, Don Giuseppe appena ordinato sacerdote vi fu mandato nel 1956, rimase li sino al 1964, questi anni hanno creato un legame indissolubile, il ricordo di lui non si è affievolito, ne è testimone questo evento che al di fuori di ogni azione formale scaturisce dal cuore dei suoi ex chierichetti e della gente di Monterotondo Scalo.

Ora ognuno di loro entrando in Chiesa potrà rivolgere lo sguardo al mezzobusto di Don Giuseppe Ferrari, non sarà uno sguardo rivolto ad un’opera d’arte, ma un’ incontro con una persona rimasta viva nei loro cuori.


Foto di Kaboompics – Pexels

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