Skate park, una struttura abbandonata …
Trovarlo, senza qualcuno che indichi la strada, non è facile: lo Skate Park di Monterotondo, facilmente rintracciabile su Google Maps (con tanto di foto ad accompagnare le indicazioni), lo è meno nel concreto, nascosto tra via Isonzo e via Isarco, a un colpo d’occhio da via Luigi Einaudi e dal rinnovato Liceo Catullo appena inaugurato.
Non tutti lo conoscono, soprattutto se sopra una certa età e senza figli tra zero e vent’anni; tanti lo frequentano, anche se delusi e insoddisfatti dallo stato di abbandono in cui versa. Lo skate park è una colata di cemento risalente al 2007, anno in cui ci fu anche (secondo alcune testimonianze non ancora verificate) taglio di nastro ufficiale alla presenza dei rappresentanti dell’amministrazione comunale di allora. Con la pandemia ha ripreso vita: la possibilità di poter fare aggregazione solo in spazi aperti lo ha reso il luogo perfetto per lo svago e la socializzazione di giovani e meno giovani.
Vedi anche -> ” Movida responsabile “
“Nonostante non lo abbiano mai aperto al pubblico – racconta Alessia Di Dedda, vent’anni, frequentatrice del parco e in prima linea per la sua riqualificazione – lo si utilizza da sempre, pur presentandosi come un luogo dismesso”. Alessia è tra gli attivisti del gruppo Monterotondo DIY, associazione nata per aggregazione spontanea ed esistente nei fatti ma non sulla carta: “Noi frequentatori del parco, a furia di incontrarci lì, abbiamo deciso di attivarci per renderlo il più possibile fruibile da tutti – continua – Da quando lo hanno creato i tentativi per riportarvi l’attenzione non sono mancati, arrivando anche a investirci soldi propri”.
Non è mancata la partecipazione da parte di tutta la comunità: “Un locale del centro storico – aggiunge sempre la giovane monterotondese – ci ha offerto di sua iniziativa dei soldi per far stampare delle magliette dalla cui vendita avremmo potuto ricavare liquidità per acquistare strutture utilizzabili nel parco”.
Tanti sono gli interrogativi intorno allo skate park, soprattutto la proprietà: “Non ci sono contesti chiari e certi intorno a questa vicenda – dice sempre Alessia – Pare che il Comune di Monterotondo non possa fare nulla senza ricevere prima la gestione da parte di Città Metropolitana che, dopo aver avviato vari iter burocratici, ha sempre invece lasciato tutto in sospeso”.
Leggi anche -> Monterotondo Calcio 1935: si riparte dalla storia
Nelle parole di Alessia, portavoce di quella trentina di frequentatori abituali, non c’è rabbia ma solo delusione e disillusione: “Ci sono state fatte tante promesse, anche dal Sindaco venuto in prima persona a vedere come fosse la situazione, ma non c’è stata prosecuzione. Non si fa manutenzione, le strutture sono arrugginite per via delle intemperie e l’APM non passa a raccogliere i rifiuti se non su esplicita richiesta da parte nostra. Abbiamo dovuto pulire noi, con le nostre mani, le aiuole dalle erbacce”.
Quella che potrebbe essere un’area di ritrovo per tutti i giovani di Monterotondo, oltre che per gli abitanti delle palazzine che ci si affacciano sopra, è oggi purtroppo uno dei tanti esempi di potenzialità non sfruttate, più per probabili ingorghi burocratici che per una reale mancanza di volontà.
In attesa di approfondire con tutte le parti chiamate in causa e capire chi sia realmente sulla carta il proprietario (e quindi anche responsabile della cura e salvaguardia) di quel quadrato di cemento, non resta che dare intanto merito ai giovani, costretti a pagare – come sempre – per le incapacità dei grandi.
Foto di ©Maria Laura Pala