Malatesta – Prenestino Labicano
Tanta potenzialità da far emergere
Siamo stati particolarmente toccati dalla testimonianza di Ofelia Del Duca, e di come ci ha raccontato la genesi della nascita del gruppo facebook “Sei del Prenestino DOC”.
Un intreccio di socialità, passione per il territorio, spinta emotiva interna che sfocia nel voler costruire ponti e fare bene e del bene nel proprio territorio, in poche parole, al prossimo ed insieme al prossimo.
Ofelia Del Duca si presenta:
“ Ho 57 anni sono moglie mamma e lavoratrice. Da trenta anni lavoro nei bar aziendali, quei bar dove i ritmi sono molto sostenuti e ogni giorno, operativa col numeroso pubblico, è una vera sfida fisica e mentale. Forse per questo motivo nel corso di questi lunghi anni
è nata in me la necessità di coltivare quei talenti che ti permettono di crearti piccoli obiettivi per ritrovarti in una dimensione a cui puoi dare le forme ed espressioni a volte sopite. Ho molti interessi ed hobby, ma ciò che da sempre sento molto innato in me è forte istinto aggregativo. ”
Come è nata la pagina facebook “Sei del Prenestino DOC” e con quali motivazioni?
“Sei del Prenestino DOC” nasce nel 2014, esattamente in quel periodo in cui ci fu un grande exploit di pagine Facebook a tema di quartieri di Roma, province, comuni, frazioni. Attraverso i social le persone manifestavano il desiderio di ritrovarsi in una appartenenza di territorio. Attraverso la pagina Sei del Prenestino DOC avevo la possibilità di attuare nell’immediatezza quel talento aggregativo che nella vita mi ha sempre reso parte attiva in iniziative festaiole, come per esempio animando feste quando i miei figli andavano all’asilo e alle elementari. La pagina non nasce con una motivazione mirata, anzi nasce un po’ per gioco, ma poi è diventata una motivazione per me. Qualche tempo dopo infatti ho dovuto affrontare un duro percorso riguardo la mia salute. Uno di quei percorsi in cui l’amore della mia famiglia è stata la migliore medicina per affrontare la terapia. E poi c’era il gruppo, che, in quelle “ferie forzate” per la malattia, avevo iniziato a gestire e, con le idee che bisognava tirare fuori continuamente, mi aiutava a non pensare. Oggi grazie a Dio sono qui il gruppo è cresciuto si evoluto e, senza volere senza cercare nulla, questa crescita ha fatto sì che spesso ci
siamo ritrovati a prender parte in situazioni significative reali del nostro quartiere. Tra le più importanti da ricordare quella di tre anni fa quando, insieme al Comitato Pigneto Prenestino, il quartiere si è mosso con una petizione molto partecipata e numerosa, per ottenere il ripristino dello storico capolinea dell’81 che ci fu sottratto. Fino ad arrivare a questo periodo in cui insieme al Parroco Don Romano, il quartiere si è attivato per il restauro dell’Altare votivo della Madonna del Perpetuo Soccorso a Largo Preneste, dando voce alla volontà dei tanti abitanti e non, che attraverso il canale
della pagina Sei del Prenestino DOC, hanno chiesto di istituire una colletta nel raggiungimento di questo bellissimo obiettivo. Attualmente le donazioni hanno raggiunto quasi i due terzi per coprire i costi dell’avvenuto restauro conclusosi alla fine del mese Mariano. Il gruppo è una scuola di vita. Ho imparato attraverso di esso che nel territorio esistono tante comunità associazioni che spesso però sono come isole dove manca un traghetto un collegamento. Ecco attraverso le esperienze territoriali che il gruppo ci ha dato l’opportunità di vivere, è stato un po’ come viaggiare su quel traghetto che non c’è.
Specialmente nell’attuale progetto che insieme all’amministratore del gruppo Salvatore Confetto stiamo portando a conclusione. Un racconto corale scritto da persone che fanno parte di realtà molto eterogenee tra loro, che vivono e hanno vissuto il quartiere attivamente.
Una opera nata per omaggiare i cento anni del Prenestino e che a breve contiamo di portare nel territorio, con un libro che racconta quel desiderio di ritrovarsi parte di una grande comunità territoriale, un desiderio al quale pochi di noi riescono a sottrarsi.
Può raccontarci qualcuno dei problemi che affliggono il quartiere Prenestino/Labicano.
I problemi del quartiere non sono altro che quelli che la città soffre da tanto tempo a questa parte. Sembra come se da un po’ di anni mancasse chi lavora chi opera. Giardinieri spazzini vigili. Tutto immobile. Tutto fermo. Per fare un esempio in piazza Malatesta che con la conclusione dei lavori della stazione della metro, ha visto sottrarsi verde e ombra.
Dopo innumerevoli pressioni di comitati e cittadini per restituire un minimo sindacale alla piazza come per esempio una pensilina, piante ombreggianti, dei giochi per i bambini, dei cestini per conferire rifiuti, e soprattutto dopo lo stanziamento di fondi dedicati a tutto ciò, tutto giace nell’immobilità totale… come se a un certo punto qualcosa sistematicamente si fosse “impallato” di nuovo.
A suo parere cosa si potrebbe fare per migliorare alcuni aspetti del quartiere, nei vari settori: commerciale, residenziale, turistico, della mobilità e sociale?
Come cittadina posso esprimere suggerimenti sul residenziale e sul sociale. In questi anni ci siamo visti sottrarre non solo l’area verde di Malatesta, ma anche spazi ludici e dì convivialità di altre micro aree verdi, che attualmente vivono in uno stato di totale abbandono. Largo Preneste e Via Guglielmo degli Ubertini sono nati come parchi che insieme alla vecchia Piazza Roberto Malatesta godevano di strutture ludiche e di aree con panchine che in un quartiere sono fondamentali per la qualità della vita e per il buon vivere collettivo. A mio avviso per migliorare il quartiere
c’è bisogno di ripartire proprio da qui restituendo alla collettività la possibilità di tornare in quei giardini che sono lì da anni e aspettano solo di essere curati e riqualificati come un tempo. Perché dopotutto un quartiere è una casa comune e, come ogni casa, racconta ogni giorno chi la vive.
Pubblicato su “I FATTI area metropolitana” ed. di settembre 2022