Rubrica di erboristeria a cura del dott. Francesco D’Ambrosio
Quando il diavolo… ci aiuta
Harpagophytum procumbens, una pianta erbacea proveniente dall’Africa, si trova frequentemente nell’altopiano del Transvaal, nelle aree desertiche e di savana, nota a noi Europei come “l’Artiglio del Diavolo”.
Fu introdotta per la prima volta in Europa nel 1953. Chiaramente come potete vedere nella foto, è facile capire perché questo nome, la sua radice assume proprio l’aspetto di artigli nascosti sotto terra, e quindi del Diavolo. Alle popolazioni africane i suoi effetti sono noti da secoli; le sue radici erano utilizzate per curare le ferite e lenire i dolori articolari.
Gli venivano inoltre attribuite proprietà digestive e terapeutiche per problemi gastrointestinali. In Europa queste qualità iniziarono a essere studiate solo nei primi del Novecento; fu dapprima usato come amaro tonico nei casi di indigestione e solo successivamente furono confermate le sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche.
Le proprietà antinfiammatorie sono dovute alla presenza di un principio attivo chiamato Arpagosite. Grazie all’azione antinfiammatoria, l’arpagoside trova impiego in tutte le affezioni di natura flogistica come mal di denti, raffreddore, mal di schiena, mal di testa, dolori cervicali.
Ma la peculiarità della pianta risiede nel fatto che alla funzione antiflogistica si addiziona quella protettrice della cartilagine, altrettanto importante. Il fitocomplesso di Harpagophytum procumbens è oggi utilizzato nel trattamento sintomatico di patologie quali: Artrite reumatoide e Osteoartrite, Artrosi e altre malattie reumatiche, Malattie infiammatorie. Il potere antinfiammatorio viene esplicato anche a livello topico, grazie ad una elevata diffusione a livello transcutaneo, come recentemente mostrato da uno studio ex vivo di epidermide utilizzando un sistema di diffusione cellulare noto come cella di Franz. Si è visto che l’estratto di Artiglio inibisce la sintesi della prostaglandina E2 e dell’Ossido nitrico inibendo l’aumento della COX2 stimolato dal lipopolisaccaride e l’espressione del RNA messaggero (mRNA) specifico per il gene inducibile Ossido Nitrico Sintetasi (iNOS).
Questi risultati indicano che l’Artiglio possiede un’azione antiflogistica che si esplica mediante la soppressione della COX2 e l’espressione della iNOS. Scusandomi per le “parolacce”, in sintesi… calma il dolore.
Un’analisi accurata degli studi fatti nell’uomo (Settembre 2004) ha valutato l’efficacia e la tollerabilità dell’Arpagofito nel paziente artroreumatico. Sono stati considerati solo gli studi clinici fatti con metodica assolutamente rigorosa, quindi validi ed attendibili e ne sono stati selezionandone 12 in totale. Di questi 12, 6 riguardavano pazienti con osteoartrite, 4 pazienti con lombalgia recidivante e 3 pazienti con dolori osteoarticolari migranti.
La letteratura indica che la minima dose giornaliera efficace di arpagoside dovrebbe essere di 30 mg, con effetti ottimali intorno ai 60 mg al giorno di questa sostanza per pazienti con dolori cronici, mentre la dose minima efficace nel dolore acuto è di 100 mg al giorno di arpagoside.
Utilizzare quindi prodotti a base di Artiglio del Diavolo, ci permette di migliorare quei doloretti articolari che mio padre chiamava “amici”, tanto non ci abbandoneranno mai.
Concludo dicendo: “Ringraziamo Dio che ha permesso al diavolo di avere gli artigli… basta che però si porti via i dolori e non l’Anima”.
Pubblicato su ” I FATTI Area metropolitana EST ” ed. novembre 2020 pag. 11
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