Nemo plus

Nemo plus

Dante e Papa Celestino V

Nemo plus iuris ad alium transferre potest quam ipse habet, tradotto dal latino significa che <nessuno può dare di più di quello che ha>

Nella didascalia Celestino V , Pietro da Morrone, eletto papa il 5 luglio del 1294 e incoronato pontefice il  29 agosto con il nome di Celestino V.

Pochi giorni fa, più precisamente il 19 maggio, ricorreva l’anniversario della morte di papa Celestino V.  Forse il nome non ci dirà molto, ma i versi a lui dedicati da Dante Alighieri nella “Commedia” sono fuor di dubbio immortali.

<Sotto la sua gestione, l’amministrazione versò in uno stato di gran confusione. A soli 4 mesi dalla sua incoronazione Celestino V rinunciò al papato, secondo quando riportato dai documenti dell’epoca: “Spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe, al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta>…

Queste parole scritte e riscritte, descrivono molto bene, una situazione attuale, chi sta governando sta perdendo il controllo della situazione,  intere categorie di lavoratori nel settore privato e della micro impresa,  sono allo stremo della resistenza.


Chiesto uno stop ad imposte e tasse

In queste ore, si apprende da alcune trasmissioni e telegiornali che a Palermo, c’è stata una manifestazione degli ambulanti, che chiedevano uno stop alle tasse, per impossibilità materiale a corrispondere quanto dovuto sia per l’anno precedente e sia nell’anno in corso.

Anche a Lampedusa, gli operatori turistici, hanno protestato per il totale abbandono della loro categoria, in particolare  l’isola  da sempre meta preferita dei turisti italiani e di ogni altra parte del mondo, è anche l’approdo degli immigrati, che sbarcano  in migliaia, imperterritamente, in barba alle più’ elementari regole di convivenza. Regole,  che sono occultate,  da un coacervo di notizie contrastanti, provenienti dal governo centrale e che certamente hanno avuto un ‘peso’ considerevole.

La sensazione è, che la pandemia economica  in atto, sia innumerevoli volte più grave di quella sanitaria, in quanto lo Stato italiano sembra non esistere o se esiste, lo è solo quando  ‘chiede’ risorse attraverso una burocrazia asfissiante, ciò che milioni e milioni  di cittadini non sono più  e non saranno minimamente in grado nel prossimo futuro  di onorare  come è stato prima della pandemia.

Le imposte e tasse che lo stato ha deliberato nella legge finanziaria 2020 , sono autentici miraggi economici e finanziari irraggiungibili  e il timore di non farcela più,  per uno sterminato numero di cittadini Italiani, li getta nel terrore  e nell’ansia.


Oramai è un fatto

E’ e sarà nei prossimi mesi, il motivo quotidiano di martellanti e asfissianti appelli, delle proteste su proteste  che per ora, sono pacifiche, in ogni caso l’abbandono completo, non prometterà nulla di buono nel prossimo futuro, se continuasse in questo modo incredibile.

Perché dunque è stato evocato il parallelo  con Celestino V?

Il motivo molto potente  esiste, ed  è racchiuso in quel grande rifiuto passato alla storia, come la rinuncia al suo pontificato, Egli infatti è stato il primo papa che  si dimise da Pontefice, eletto 4 mesi prima perchè non resistette o non fu in grado di guidare la Chiesa di Roma, nelle difficoltà di un fu Stato vero e proprio, nel potere materiale e temporale della Chiesa della fine del 1.200 d.c., con ben poco da pregare e molto da ‘governare’ a volte facendo il ricorso alle armi  nei territori governati.

Ma il motivo vero,  furono le coercizioni inflitte ad un popolo nel pagamento dei tributi per sostenere le ingentissime spese di un esercito con cui si garantiva il dominio incontrastato del papato, molto spesso erano le autorità dello stato della Chiesa che favorivano il  prestito usuraio, per le indulgenze dei crimini commessi  da solerti uomini vestiti con il ‘saio’ che rappresentavano  il ‘potere’ despotico del papato.

Sistemi  crudeli, ma soprattutto,  imponendo anche ai più poveri, di pagare ciò che non potevano, con le conseguenze gravi che ne scaturirono e  di cui Egli, sentendosi uomo di fede, non volle rendersi protagonista.

Nel parallelo, finemente ricercato, per il significato che ha nella storia umana, è dunque necessario saper  indicare una strada per coloro i quali, stanno inopinatamente portando una intera Nazione, in un grado di difficoltà economica  talmente tanto grave, da non rendersi più conto della realtà oggettiva.

Quella strada nella  metaforica  del gran rifiuto  del Celestino V , a governare,  sarebbe auspicabile percorrere, quanto più velocemente sia, ovvero  avere il coraggio di chiedere le dovute dimissioni in massa per coloro che non sono in grado  di avere la capacità  per risolvere  le sacrosante  ‘ragioni’ di un intero popolo. 

Far spazio a un nuovo governo,  che sia autorevole e  all’altezza della situazione, potrebbe essere l’ ultima  strada che  resta.  

Mancano  scelte coraggiose, molte delle quali, non possono più  anteporre  gli  attuali  scenari economici europei, dalle necessità impellenti di una intera nazione.

Un pugno di donne e  uomini in virtù di un relativismo nazionalistico rincorrono  astrusi richiami alle austerità, imponendo controlli asfissianti della destinazione dei mezzi finanziari all’Italia, nazione che resta fra le più colpite dalla pandemia,  anche e soprattutto le risorse  a fondo perduto, attraverso un mastodontico  ‘NIET’ agli aiuti, rivolto con arroganza contro le Autorità Italiane.

Le porte sbattute in faccia dalla Ue, sono poi le stesse che fatalmente sono sbattute in faccia a milioni di cittadini e quindi è evidente oramai, quel non voler assumersi sino in fondo responsabilità gravissime, per  tentare di salvare il salvabile e portare fuori dalla crisi l’Italia, costi quel che costi.

Il punto fondamentale è che gli euro burocrati sono lontanissimi dalle istanze dei popoli e infatti  sono funzionali ad interessi contrastanti con milioni di cittadini, quelli che materialmente non sono più  in grado di sostentarsi, se non con possenti aiuti di stato, per tentare di resistere e  rilanciare le sorti economiche di una  intera nazione, non solo dell’Italia.

Questa volta, quelle regole che impediscono aiuti di stato ai cittadini e alle imprese vanno contro al concetto di stato, inteso come organo supremo che garantisce la sua stessa sopravvivenza e se non sopravvivono i cittadini, non esiste alcuno stato. 

Nel 1957 attraverso i trattati di Roma gli statisti dell’epoca certamente non furono  i fautori della spartizione dello stato Italiano da parte delle multinazionali, o tentarono minimamente di svendere una nazione al peggiore offerente. Sono se mai, le metamorfosi incontrollate, governate da personaggi ambigui e privi di etica, al servizio del potere finanziario e globalista, che consentono oggi di creare quanti più danni si possano creare ai popoli, che a loro volta ancora  sorreggono gli stati.

Personaggi nemmeno eletti dai popoli che tentano di dominare le nazioni più esposte, magari perchè hanno solo in apparenza  problemi economici e quindi sono più appetibili, appunto perchè non hanno la forza necessaria per proteggere le loro economie. personaggi senza scrupoli che dominano cambiando prima le  leggi e poi le costituzioni delle nazioni libere e democratiche.

Per questo motivo la nostra Patria, si sta spegnendo sempre più velocemente  giorno dopo giorno e sempre di più, sempre più gravemente,  per arrivare entro breve, ad una carestia non solo produttiva, ma soprattutto una pesante carestia civile, che porterà ad incrinare la convivenza fra individui,  imponendo senza alcuna ragione plausibile la non sopravvivenza economica,  per la latitanza  endemica delle necessarie  risorse finanziarie, che si badi bene, non costano assolutamente niente a chi le deve mettere a disposizione.


Acuto grido di dolore nella fase 2

È dunque  un grave grido di dolore, la protesta siciliana di queste ultime ore, per chi conosce a fondo la realtà economica di quelle comunità, orgogliose delle proprie tradizioni, ma esposte più delle altre, alla criminalità , il malaffare organizzato che non può e non conoscerà mai  alcuna crisi, ma che anzi, proprio in virtù della difficoltà dei molti, tenterà di assumerne il controllo per stritolare in una morsa incredibile, centinaia di migliaia di siciliani, abbandonati al loro destino.

Forse non basta più protestare…


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