Subiaco, Sub Lacum , ovvero sotto i laghi, è questa l’etimologia da cui prende il nome la nota cittadina della stampa e delle cartiere, in virtù del fatto che ben tre laghi, sovrastavano la zona dove sorge l’abitato, dove sorgeva la villa fastosa del truce Imperatore Nerone.
La villa neroniana, venne scoperta nel 1883, durante i lavori per la realizzazione della strada per Jenne, vennero così alla luce i primi due settori, successivamente gli scavi condotti dalla Sovrintendenza, portarono alla luce i bagni, la cisterna, le carceri e molti altri ambienti, anche più antichi, che portarono a ipotizzare, che la villa avesse subito un ammodernamento dall’Imperatore Traiano, che potrebbe avere abitato l’edificio, magari in attesa che venisse edificata la sua magione agli Altipiani di Arcinazzo.
La villa venne comunque utilizzata fino al III° secolo D.C., poi probabilmente subì le sorti della villa di Traiano, venendo spogliata dai materiali, per la costruzione di altri edifici o luoghi di culto.
La tenuta in questione, affacciava sui laghetti artificiali, creati sbarrando il corso del fiume Aniene con la costruzione di monumentali dighe, come la “Pons Marmoreus”, di cui oggi rimane pochissima traccia; secondo gli storici essa risale a prima del 60 D.C. , anno in cui lo storico Tacito, riporta un curioso episodio, secondo cui, mentre Nerone stava banchettando, un fulmine colpì la sua tavola, presagio, che poi avrebbe portato l’Imperatore ad abbandonare l’abitazione, per la quale tra l’altro, aveva fatto costruire la via Sublacense appositamente.
Il complesso era stato edificato, sfruttando una strada di servizio che portava agli acquedotti, già costruiti in precedenza dai Romani, l’Acqua Marcia, l’Anio Novus e la Claudia, che dalla zona arrivavano fino a Roma; successivamente gli acquedotti diventarono ben nove, a testimonianza della bontà di queste acque e dell’abbondanza delle sorgenti della zona.
Le rovine della villa sono ben visibili percorrendo la strada dei Monasteri, che porta verso Santa Scolastica e il Sacro Speco, anche se in verità sono solo una piccola parte di una moltitudine di edifici, disposti su 75 ettari sui tre laghetti, creati su differenti livelli, come citato nelle fonti medievali, fin quando essi sopravvissero, prima del crollo del Pons Marmoreus.
L’ideazione di queste dighe è attribuita a Severo e Celere, noti architetti, che probabilmente, seguendo i gusti trionfali dell’Imperatore, già noto per i giochi navali nel lago di Nemi, dando sicuramente una certa spettacolarità tra cascate e giochi d’acqua, che culminavano dove ora è presente la Cartiera.
In epoca medievale, le rovine della villa vennero sfruttate da San Benedetto, per edificarvi sopra uno dei suoi tredici monasteri, quello di San Benedetto, scomparso probabilmente, contestualmente ai laghi, le cui dighe dovrebbero essere crollate a causa di terremoti e piene dell’Aniene.