“Noi giovani vogliamo lavorare”, appello di quelli che hanno deciso di restare in Italia

Seppur il mondo del lavoro oggigiorno offra poche opportunità, aumentano sempre più in Italia i giovani laureati e tutti coloro che decidono di intraprendere un percorso di formazione post-diploma e università. E come se non bastasse, la maggior parte di chi cerca lavoro possiede, addirittura, anche un’esperienza lavorativa o di formazione all’estero.

Tuttavia, secondo uno studio condotto dal Sole24Ore, il lavoro anche in Italia c’è ma le aziende non riescono a scovare “profili adatti”. L’ultimo bollettino Excelsior, realizzato da Anpal e Unioncamere, registra che il 31% delle aziende, comprese quelle italiane, ha difficoltà di reperimento per 1,2 milioni di contratti programmati nei primi mesi del 2019, con un fabbisogno insoddisfatto di figure tecniche, scientifiche, ingegneristiche, nonché umanistiche. Ebbene, alla luce di tutto ciò, seppur la formazione tra i giovani italiani è pressoché alta, molti recruiters sostengono che la maggior parte di loro o si ostina a disertare soprattutto le discipline tecniche-scientifiche o si rifiuta di accettare retribuzioni di ingresso inferiori alle proprie aspettative. In altre parole, viene fuori la diceria che “i giovani non vogliono lavorare”. In antitesi a tutto ciò, la studentessa calatina, M. F. (per rispetto della privacy riserviamo l’identità), ascoltata da Prima Stampa degli Erei, sostiene di aver sentito più volte la frase “i giovani non vogliono lavorare”.

“Da studentessa” – dichiara M.F. – “mi rendo conto del male che una semplice frase può fare. Io ho studiato all’università di Catania, studio ancora oggi per formarmi, ho svolto variegate esperienze lavorative anche non retribuite, cerco di primeggiare in tutto. Per me allora non sarà così: io il lavoro lo trovo e ho voglia di lavorare. Ma io sono ancora qui, piena di speranza e di forza continuando, imperterrita, a trovare un lavoro stabile. Ho partecipato a moltissimi colloqui” – continua M.F. – “tre quarti dei quali non ti darà mai nessuno un esito. Passano i giorni, i mesi ma niente. L’altro quarto ti risponde <beh si è in linea col nostro profilo, le offriamo un contratto da stagista per 6 mesi full-time, non retribuito, le diamo solo i ticket mensa, però ci pensi signorina è tutta esperienza, lo mette nel cv!> Come se di esperienza nel cv uno ci potesse vivere! E inizi a pensare di essere una <fallita> e di aver sbagliato tutto. E magari, in tutto questo, ti ritrovi con due lauree ed un master a lavorare per un call center con contratti mensili, sperando che quella maledetta ruota inizi a girare anche per te. Inizi a farti sfruttare, a spaccarti le ossa 12 ore al giorno per prendere 500 Euro al mese. <Noi giovani non abbiamo voglia di lavorare> dicono” – conclude M.F. – “Beh… Andateci pure voi a lavorare gratis, fatele voi 12 ore di lavoro al giorno per prendere 300/500 Euro al mese. Ma no, voi siete comodi con il vostro lavoro dietro l’angolo, magari seduti ad una scrivania. E poi, allora, altri dicono: <ma vai all’estero>. E ti ritrovi, abbandonando famiglia e amici, per andare fare il lavapiatti a Londra. Dunque, chi vuole può anche fare tutto ciò. Io, al contrario, attendo. Ma finché, per un solo giorno, non riuscite, care aziende, recruiters, a mettervi nei panni di chi vuole lavorare senza essere sfruttato, certamente dovete soltanto tacere”.

 

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