È oggi, 2 dicembre, che la maggior parte del mondo celebra la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù. Una convenzione istituita con risoluzione del 2 dicembre 1949 dall’Assemblea generale dell’ONU.
Il Trattato ONU
Alla fine dell’anno 1949 L’Organizzazione delle Nazioni Unite adotta un Trattato internazionale dove è esplicitamente vietata ogni forma di schiavitù in ogni parte del mondo. Un “bisogno” che in quel tempo era ancora piuttosto sentito e che andava così a superare gli schemi delle disuguaglianze tra esseri umani. Nessuno aveva il diritto di imporre ad altri il proprio volere incondizionato, un concetto che oggi appare ovvio ma che andava sancito in qualche modo.
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
All’articolo 4 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è indicato che nessuno può tenere una persona in stato di schiavitù, che è di fatto abolita. Ugualmente abolita è di conseguenza la tratta degli schiavi.
La Carta dei diritti della Ue
Anche la Carta dei diritti dell’Unione europea, all’articolo 5 indica la proibizione della schiavitù e della tratta degli esseri umani.
La schiavitù è un problema del passato ma…
Sebbene la schiavitù, intesa nella sua forma classica, sia un retaggio ormai remoto, è vero che nuove forme di costrizione interessano moltissime persone al mondo.
Attualmente, a voler guardare bene, in molti Paesi e in molte realtà delle pieghe dell’umanità, esistono forme coercitive fisiche e psicologiche che tengono sotto giogo delle persone. Lavori forzati, lavori minorili, impiego di bambini in guerra, matrimoni forzati, induzione e sfruttamento della prostituzione, caporalato.
L’umanità ha percorso notevoli passi avanti, almeno questa è la sensazione generalizzata, ma tra i risvolti delle società moderne e avanzate, emergono chiari sintomi di un cancro ancora radicato: la schiavitù. Basti solo pensare ai bambini obbligati a lavorare, sono circa 150 milioni nel mondo (1 bambino su 10). In base ai dati forniti dall’OIL (Organizzazione internazionale del Lavoro) sarebbero oltre 40 milioni le vittime del lavoro forzato e una parte di questi sono appunto minori.
Lo sfruttamento femminile poi, apre numerosi scenari di costrizioni, minacce, ricatti morali che implicano vendette sui familiari, ricatti verso i figli. Le donne sono il 99% delle vittime dell’industria del sesso e fatti salvi i casi dove l’appartenenza a queste attività è consensuale, per il resto c’è sempre una forma di pseudo-schiavismo.
Potremmo andare avanti a lungo a riempire pagine con considerazioni sulle prevaricazioni e sullo schiavismo, sarebbe però un esercizio inutile per la misura in cui noi tutti ne siamo complici. Siamo complici quando compriamo prodotti che fingiamo di non sapere essere frutto del lavoro di bambini. Quando compriamo sesso. Quando indossiamo capi di dubbia provenienza confezionati per lo più da donne e bambini sfruttati oltre l’immaginabile. Lo siamo anche al cospetto dell’uso delle droghe, perché spessissimo nel giro dello spaccio sono impiegati minori costretti e sfruttati dalla criminalità.
Ora, mentre ci accingiamo a celebrare la Giornata contro la schiavitù, soffermiamoci quindi a ragionare se stiamo facendo realmente di tutto perché questa Giornata abbia un senso. Proviamo a valutare se la nostra condotta sia sempre coerente.
Foto composta da immagini tratte dal web