L’11 luglio del 1940, 80 anni fa, venne istituito in Francia il regime di Vichy, uno stato sostanzialmente fantoccio nelle mani degli occupanti tedeschi. Il territorio di cui era composto era grossomodo quello centrale e meridionale, con l’esclusione di tutte le coste atlantiche e del mare del Nord (occupate dai nazisti per fini bellici in vista della lotta sempre più serrata contro la Gran Bretagna di Churchill) e della capitale Parigi, sottoposta ad occupazione militare con un governatore militare tedesco.
Come capitale di questo stato fu scelta appunto la quasi sconosciuta città di Vichy, di appena ventimila abitanti, sita nel dipartimento dell’Alvernia-Rodano-Alpi. A capo del nuovo stato i tedeschi misero l’eroe di Verdun, il maresciallo Henri Philippe Petain, proprio per dare un segnale di continuità e di tradizione. Primo ministro era Pierre Laval, che dopo la guerra fu processato e fucilato come traditore. Petain scampò il plotone di esecuzione (nonostante la condanna a morte, ma fu graziato dal presidente della Repubblica Charles De Gaulle) vista la sua età avanzata, e fu imprigionato a Yeu, dove morì dopo circa sei anni.
Molto si è scritto sul regime di Vichy, e la storiografia ancora oggi è discorde su un giudizio indipendente e ponderato. Indubbiamente tale regime ebbe molte colpe, soprattutto per quanto riguarda la collaborazione con la Gestapo nel perseguire gli ebrei ( in tantissimi furono purtroppo deportati e mandati a morire nei campi di sterminio nazisti) ma anche qualche merito, ovvero quello di aver mantenuto un lembo di stato francese vivo, almeno fino al novembre del 1942, quando gli Alleati sbarcarono in Marocco e Algeria (controllate da Vichy) e tedeschi e italiani occuparono il territorio del governo di Vichy accusato di aver capitolato di fronte agli alleati.