Non è la Xilella, ma una nuova malattia emergente sta minacciando gli olivi del Veneto: dal 2017 si stanno registrando fenomeni di disseccamento dei rami, di necrosi e cascola delle drupe, con grave compromissione dei raccolti di una coltura che, anche se di nicchia, vanta una lunga e consolidata tradizione e capacità produttiva nelle aree collinari del Veneto, dagli Euganei ai Berici, dal Grappa alle sponde lacustri del Garda.
La Direzione Agroambiente della Regione Veneto ha avviato uno studio sperimentale con il Dipartimento Territorio e Sistemi agroforestali dell’Università di Padova per identificare le cause e mettere a punto strategie di intervento. “Visti i positivi risultati raggiunti nel biennio 2018-19, rinnoviamo la convenzione con il dipartimento dell’Università di Padova per dare continuità ad un lavoro di monitoraggio e di ricerca che ha già consentito di individuare in alcuni tipi di funghi della famiglia delle Botryosphaeriaceae gli agenti responsabili del ‘cancro’ e del deperimento delle piante – informa l’assessore all’Agricoltura del Veneto Giuseppe Pan – D’intesa con le associazioni dei produttori, le organizzazioni professionali agricole e i Consorzi di tutela delle Dop venete degli olii, la Regione investe ulteriori 20 mila euro nel programma fitosanitario di contrasto all’infezione, al fine di proseguire le indagini sull’ambiente biologico dei patogeni dell’olivo e definire i corridoi naturali di diffusione e i possibili vettori dell’infezione. La collaborazione tra la Direzione Agroambiente e i ricercatori del Dipartimento agroforestale dell’ateneo patavino sta dimostrando di poter individuare e attuare strategie efficaci di recupero, in modo da non compromettere le pregiate produzioni dei 5 mila ettari di oliveti del Veneto”.
La nuova fase del programma di collaborazione fitosanitaria tra Regione e Università prevede:
– la sperimentazione sul campo degli agrofarmaci già testati in laboratorio contro le infezioni di Botryosphaeria dothidea, Neofusicoccum parvum e Phytophthora:
– lo studio differenziale della vegetazione limitrofa agli oliveti, in quanto boschi e vigneti possono essere serbatoio di inoculo dei patogeni;
– lo studio del ruolo svolto dagli insetti, tra cui la cimice asiatica, nella diffusione dei patogeni invasivi.
Le attività di ricerca svolte nel corso del 2020 contribuiranno a migliorare l’impiego di prodotti fitosanitari attualmente registrati per gli olivi e a sviluppare nuovi modelli di previsione sul rischio di epidemie, in relazione anche ai mutamenti globali del clima degli ultimi anni.