Per il momento, l’età pensionabile non aumenterà, con l’INPS che ha bloccato l’adeguamento alla nuova speranza di vita ISTAT inizialmente previsto per il 2021/2022. Fino alla fine del 2022, quindi, non ci sarà nessuna variazione sostanziale ai requisiti di accesso previsti per ogni forma di pensione. Ma dal 1 gennaio 2023, salvo l’intervento di un nuovo blocco, l’età pensionabile verrà adeguata alle stime ISTAT.
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Per il biennio 2021-2022, dunque, l’Inps ha bloccato l’aumento dell’età per andare in pensione. I rilevamenti Istat pubblicati a ottobre 2019 avevano registrato un incremento della speranza di vita della popolazione minimo, quindi pari a zero, ai fini dell’adeguamento dei requisiti pensionistici.
Con la circolare numero 19/2020, si era reso noto che “a decorrere dal 1° gennaio 2021, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici adeguati agli incrementi alla speranza di vita non sono ulteriormente incrementati, così come previsto dal decreto 5 novembre 2019 del Ministero dell’Economia e delle finanze, di concerto con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali”.
Per i lavoratori che hanno maturato i contributi e l’età della pensione nel biennio 2021/2022, dunque, non avranno nulla da temere, ma dal 2023 ci sarà quasi sicuramente un aumento legato alle nuove stime di vita dell’ISTAT. La Legge Fornero, infatti, aveva introdotto la regola di una valutazione periodica (triennale fino al 2019 e poi biennale) dell’incremento della speranza di vita a cui ricollegare l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia, ai fini di un contenimento della spesa pensionistica su livelli sostenibili a lungo termine. La Legge di Stabilità 2017 è poi intervenuta modificando il metodo di confronto con gli anni precedenti e stabilendo che eventuali adeguamenti in negativo non siano applicati direttamente ma conguagliati con successivi aumenti.
L’aumento, previsto dunque ogni biennio dalla riforma Fornero del 2012, considera che l’età delle pensioni oggi subisca un’incremento di 3 mesi ogni 2 anni. L’innalzamento dell’ età pensionabile a 67 anni è scattato il 1 gennaio 2019 e sarebbe in vigore fino alla fine del 2020. Con il nuovo decreto sarà valido anche nel biennio 2021-2022. Una nuova valutazione sarà effettuata per il biennio 2023-2024 e il requisito, secondo la legge potrà aumentare al massimo di 3 mesi, arrivando quindi a 67 anni e 3 mesi tre mesi.
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Di sicuro, però, sono esenti da tali aumenti sia la pensione anticipata ordinaria che la pensione con la quota 41 visto che per queste misure è prevista la permanenze dei requisiti attuali fino al 2026. Fino a tale data, si potrà continuare ad accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini (41 anni e 10 mesi di contributi per le donne) e alla quota 41 con 41 anni di contributi più il possesso degli altri requisiti richiesti.
Ad oggi, si ricorda che i requisiti per accedere alla pensione sono:
- pensione di vecchiaia ordinaria: 67 anni di età con 20 anni di contributi;
- pensione di vecchiaia contributiva: 71 anni di età ed almeno 5 anni di contributi;
- pensione anticipata contributiva: 64 anni di età e 20 anni di contributi.
Dal 2023 invece, i requisiti dovrebbero essere:
- pensione di vecchiaia: 20 anni di contributi e 67 anni e 3 mesi di età;
- pensione di vecchiaia contributiva: 5 anni di contributi e 71 anni e 3 mesi di età;
- pensione anticipata contributiva: 20 anni di contributi e 64 anni e 3 mesi di età.