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Per una mobilità sostenibile servono infrastrutture
In Italia, il sistema delle infrastrutture si configura come una delle criticità che ostano alla crescita del Paese e alla realizzazione della sua competitività.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il piano elaborato dall’Italia per agevolare la ripresa economica e lo sviluppo verde e digitale del Paese a seguito della pandemia da Covid-19, inserito all’interno del più ampio programma “Next Generation UE” dell’Unione Europea, prevede una sezione interamente dedicata al settore delle infrastrutture, denominata “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”.
L’obiettivo a cui punta questa “Missione 3” del Piano è quello di “rendere, entro il 2026, il sistema infrastrutturale più moderno, digitale e sostenibile, in grado di rispondere alla sfida della decarbonizzazione indicata dall’Unione Europea con le strategie connesse allo European Green Deal”, poiché, come si evince anche dalle Raccomandazioni specifiche per Paese (CSR) 2020 e 2019 per l’Italia “investire nel trasporto e nelle infrastrutture sostenibili è anche un modo per affrontare le sfide ambientali”.
Le preoccupazioni della Commissione europea
A preoccupare la Commissione europea è, soprattutto, che la crisi socioeconomica derivante dalla pandemia comporti un’accentuazione delle “disparità regionali e territoriali all’interno del Paese, esacerbando le tendenze divergenti tra le regioni meno sviluppate e quelle più sviluppate, tra le periferie sociali e il resto delle aree urbane, nonché tra alcune zone urbane e zone rurali”.
Di conseguenza, tali investimenti, oltre a essere impiegati per raddoppiare il traffico ferroviario entro il 2030, per rendere il trasporto intermodale su rotaia e su vie navigabili interne concorrenziale rispetto a quello su strada e per potenziare le infrastrutture e i servizi digitali nei porti e negli aeroporti, mireranno alla “coesione sociale e alla convergenza economica del Paese, uniformando la qualità dei servizi di trasporto su tutto il territorio nazionale”.
Per quanto riguarda la rete ferroviaria, sono previsti interventi per favorire la connettività del territorio, come il potenziamento delle tratte ferroviarie Milano-Venezia, Verona-Brennero e Liguria-Alpi nel Nord del Paese; nel Centro, verranno rafforzati due assi Est-Ovest: Roma-Pescara e Orte-Falconara; verrà estesa l’Alta Velocità al Sud, che permetterà di ridurre i tempi di percorrenza e di aumentare la capacità.
Inoltre, sono in programma l’elettrificazione e la modernizzazione di diverse linee ferroviarie in alcuni punti critici del Sud Italia e una riqualificazione delle stazioni e dei loro edifici, con un conseguente miglioramento della qualità dei servizi forniti agli utenti.
Migliorie del genere avrebbero un notevole impatto sul trasporto non solo dei passeggeri, ma anche delle merci. Infatti, faciliterebbero le importazioni e le esportazioni e spingerebbero “le aziende a localizzare i loro siti di produzione e/o servizi vicino a nodi di trasporto efficienti”.
Benefici
È plausibile che, come viene evidenziato nel PNRR, grazie a tali opere di ammodernamento e intensificazione dei collegamenti, si dispieghi un beneficio su un diverso settore dell’economia italiana: il turismo, dal momento che connessioni più agevoli potrebbero determinare “la valorizzazione di aree di interesse culturale finora meno frequentate e la conseguente riduzione della pressione sulle principali destinazioni, contribuendo così a uno sviluppo del settore più sostenibile”.
La Missione 3 si declina in un ulteriore ambito e cioè, quello della sicurezza stradale. Attraverso questo, si prospetta un tentativo di “messa in sicurezza, di contrasto e di adattamento al cambiamento climatico della rete stradale, con una forte componente di ammodernamento tecnologico”.
Attuazioni
La prima riforma a riguardo verrà realizzata tramite l’attuazione del “Decreto Semplificazioni”, per effetto del quale la titolarità delle opere d’arte (ponti, viadotti e cavalcavia) relative alle strade di secondo livello verrà trasferita ai titolari delle strade di primo livello e, quindi, dai Comuni, dalle Province e dalle Regioni allo Stato.
La ratio di questa decisione può essere individuata nella circostanza che la manutenzione di quelle opere sarà di competenza dell’ANAS e/o delle società concessionarie autostradali. Soggetti che “hanno capacità di pianificazione e manutenzione migliori rispetto ai singoli comuni o alle province”.
Dalla valutazione dei propositi non solo statali, ma anche dell’Unione Europea e della comunità internazionale, emerge la centralità dello scopo di ridurre le emissioni climalteranti. Da ciò, si può assumere che la riduzione del traffico stradale è una delle strategie che hanno le maggiori probabilità di rivelarsi vincenti. Riduzione, questa, alla quale si può aspirare tramite lo sviluppo del sistema portuale, garantendo un incremento dei collegamenti con i traffici oceanici e con quelli intermediterranei e puntando alla sostenibilità ambientale dei porti tramite l’efficientamento dei consumi energetici e la promozione dell’uso di energie rinnovabili, così come previsto dal Progetto “Green Ports”.
Questi provvedimenti sono destinati a procurare molteplici giovamenti. Di fatti, tutti i progetti, che dovranno essere lanciati nei prossimi mesi, necessitano di forza lavoro qualificata.
Agli occhi di Pietro Salini, amministratore delegato del Gruppo Webuild, questa circostanza rende indispensabile mettere “al centro delle strategie di sviluppo la formazione tecnica e universitaria”.
La scarsità di risorse umane può essere ascrivibile alla mancanza di investimenti così massivi dagli anni ’90. L’effetto diretto di questa condizione è l’innescamento di una naturale competizione per la ricerca dei talenti.
A tal proposito, Salini ha dichiarato:” Stiamo accelerando l’assegnazione di borse di studio, collaborazioni con università, stage in aziende, e stiamo pensando di lanciare anche iniziative di formazione professionale”. Si tratta proprio della creazione di un nuovo esercito di forza lavoro qualificata “che – ha continuato- oggi rappresenta la vera risorsa per realizzare al meglio e nel minor tempo possibile le più complesse opere infrastrutturali”.
Conclusioni
L’auspicio è che la trasversalità delle previsioni di questo Piano possa determinare un effettivo cambio di rotta per il nostro Paese, il quale si trova davanti a un’enorme opportunità di sviluppo che potrebbe produrre “un’inversione dei fenomeni di depauperamento demografico e socioeconomico” e potrebbe trasformarsi nel fattore per mezzo del quale mirare alla tanto agognata coesione territoriale.