A Tor Sapienza, un quartiere nel V Municipio della Capitale, in un appartamento di via Federico Turano, si è consumato un brutto episodio che ha sfiorato la tragedia. Le mura di quella casa hanno trattenuto urla soffocate, il suono sordo della violenza, che solo per un soffio non si è trasformata in una condanna irreversibile. Una donna incinta, col volto coperto di sangue e il respiro spezzato dall’angoscia, ha trovato la forza di comporre un numero: il “112”. Con voce tremante, carica di paura e disperazione, ha chiesto aiuto gli operatori che, senza esitazione, hanno allertato una pattuglia dei Carabinieri.
Un inferno
Quando i militari della Stazione di Tor Sapienza hanno varcato quella soglia, si sono trovati davanti a una scena da brividi. La donna, piegata dal dolore, il viso tumefatto, il collo segnato da lividi profondi, testimonianza muta di un’aggressione feroce. E lì, ancora presente nell’appartamento, il suo carnefice: un uomo di 32 anni, di origine romena, già noto alle forze dell’ordine.
La descrizione dell’accaduto ai carabinieri
Il racconto della vittima è un pugno nello stomaco. Una banale discussione, degenerata in un vortice di violenza cieca. Un raptus di rabbia, un colpo inferto al viso, con spietata violenza con una bottiglia di vetro. Il sangue, la paura. I Carabinieri non hanno avuto dubbi, i segni sul corpo della donna valevano più di mille parole.
Arrestato
Dopo aver ricostruito l’accaduto e informato la Procura della Repubblica, i militari hanno stretto le manette ai polsi dell’aggressore e lo hanno condotto nel carcere di Regina Coeli. Il Tribunale ha convalidato l’arresto, confermando la gravità delle accuse. Intanto, la donna è stata trasportata d’urgenza al Policlinico Casilino, codice rosa (il protocollo dei casi di vittime di violenza di genere). Il suo dolore non è solo fisico, ma è di quelli che segnano l’anima. Ventuno i giorni di prognosi per guarire le ferite visibili. Per quelle invisibili però, il tempo non basterà a guarirle.
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