È indubbio che la politica abbia un costo, se non altro perché è necessaria una struttura, funzionari ed impiegati che seguano i lavori ad ogni livello. Ad esempio nei municipi di Roma sono presenti commissioni che seguono i singoli temi e periodicamente devono riunirsi, poi ci sono le sessioni di consiglio, per tutto questo è necessario predisporre di un’apposita funzione aziendale, di un responsabile e di impiegati istruttori. Lo stesso dicasi poi al livello comunale ove sono presenti funzioni analoghe ma a livello più macro.
D’altronde fare il consigliere municipale può comportare un notevole dispendio di tempo e di denaro personale. Basti pensare già solo agli spostamenti nei vari uffici per studiare e risolvere le beghe burocratiche che i cittadini pongono ai rappresentanti municipali.
Tali problematiche, nella maggioranza dei casi, non si possono risolvere all’interno delle commissioni e dei consigli, ma solo andando direttamente ufficio per ufficio, districandosi tra gli intrecci di competenze. Tutto questo comporta il dover attingere ad essenze che non hanno alcun riconoscimento e giustificazione per il proprio datore di lavoro, e costringe i consiglieri municipali a dover prendere permessi e giorni di ferie personali togliendoli alla propria famiglia ed ai propri bisogni, o nel caso di lavoratori autonomi o professionisti, togliendoli dal proprio lavoro personale e quindi perdendo un guadagno.
Tutto questo non viene riconosciuto dalle attuali normative, ed è costoso volontariato, del quale i cittadini non ne sono generalmente al corrente, dato che nei media non si parla mai di chi sta in trincea nei municipi delle grandi città metropolitane o nei consigli comunali, perché i riflettori nel bene o nel male vanno sempre ad evidenziare la politica ben retribuita dei consiglieri regionali, dei deputati e dei senatori e delle figure di governo nei vari livelli.
È in questo contesto che si è innestata la discussione per la votazione della Proposta di Deliberazione inerente la modifica al Regolamento del Consiglio Comunale, che riguardava il gettone di presenza per sostituirlo con l’indennità di funzione che ammonterebbe al 45% dello stipendio del Sindaco, quindi con un incremento della soglia del compenso percepito.
La proposta, che specifichiamo non impatta il trattamento dei consiglieri municipali ma solo quello dei comunali, prima di essere portata in Consiglio è stata discussa in Commissione Bilancio del Municipio V, ed ha innescato un acceso dibattito. Così nel corso della sessione di Consiglio del 26 gennaio 2023 sono intervenuti diversi consiglieri sia di maggioranza che di opposizione, e nei vari interventi è apparsa unanime la considerazione che il discorso avrebbe meritato certamente di essere ampliato anche ai Municipi.
Nelle città metropolitane come Roma esistono municipi molto grandi, paragonabili ad alcune delle più grandi città italiane. Roma infatti, per chi non lo sapesse è a sua volta suddivisa in quindici municipi con una giunta ed un consiglio eletto, organi che però hanno una libertà di mandato limitata, per non parlare dei fondi e del personale ancora più esigui quanto alla quantità e numero. Basti pensare che il Municipio V ha una popolazione pari a quella di Verona.
Nonostante la proposta di interrompere i lavori per approfondire ulteriormente il tema, il consiglio è andato in votazione e la delibera è stata approvata a maggioranza mentre hanno votato in maniera contraria la consigliera Antonella Fioretti della Lista Impegno Civico Caliste Presidente insieme ai consiglieri di opposizioni Marocchini e Meuti, inoltre si sono astenuti i consiglieri di opposizione Noce e Platania.
Abbiamo raggiunto il consigliere Mauro Marocchini della Lega, che nel corso della discussione era stato nominato per avere una sua dichiarazione e così ci ha risposto: “Era una delibera capitolina per cui i Consiglieri capitolini non saranno più pagati con gettoni ma con un compenso forfettario. Ci auguriamo che a ricaduta avvenga anche per noi, ma deve esserci una legge nazionale per regolamentare questo.”