Italia, un Paese abbandonato …
L’Italia è stata tra le prime nazioni europee a essere colpita dal Coronavirus. La crisi determinata dall’impatto dell’emergenza sanitaria ha investito l’economia italiana in una fase già caratterizzata da una prolungata debolezza del ciclo produttivo. La povertà fa un balzo in avanti nell’anno della pandemia, il 2020, e tocca il record dal 2005. Un italiano su dieci si trova in grave difficoltà economica. Le stime preliminari dell’Istat per il 2020 indicano valori preoccupanti: ci sono un milione di nuovi poveri. L’incidenza della povertà assoluta cresce sia in termini di nuclei familiari in stato di profondo disagio che raggiungono quota due milioni, sia in termini di individui che salgono a 5,6 milioni. Single e anziani restano le categorie meno esposte al rischio impoverimento che colpisce soprattutto le famiglie numerose. In crisi sempre più spesso i nuclei familiari in cui il capofamiglia non è disoccupato ma ha un lavoro da operaio o autonomo. Unico argine all’aumento della povertà sono gli ultra sessantacinquenni per i quali le condizioni di vita rimangono sostanzialmente stabili. Anche nell’anno della pandemia, la presenza di anziani in famiglia – per lo più titolari di almeno un reddito da pensione che garantisce entrate regolari – riduce il rischio di rientrare fra le famiglie in povertà assoluta. Insomma, stime a dir poco allarmanti.
Poveri e nuovi poveri, che non riescono ad affrontare mutui e bollette, che vivono in case non riscaldate e sovraffollate o direttamente per strada, e che bussano alle porte delle parrocchie per ottenere un po’ di cibo o aiuti economici. È una città in forte affanno, aggravata dalla pandemia di coronavirus, la Roma descritta dal Rapporto 2020 sulle povertà presentato dalla Caritas romana che parla di una quota di popolazione pari al 18% a rischio povertà. Il 10% della quale non riesce ad affrontare spese fisse o improvvise, e il 7% vive in condizioni di grave deprivazione abitativa. A partire dai dati del 2019, che già registravano un forte peggioramento delle condizioni di precarietà socio-economica sofferta da sempre maggiore più persone e famiglie, l’organismo diocesano segnala attraverso il suo dossier – dal titolo “La povertà a Roma: un punto di vista” – un allargamento della forbice tra classi sociali, con forti polarizzazioni. E questo già dai primi mesi del 2020. Il Covid ha accentuato infatti ogni problematica. La Caritas denuncia un dato allarmante: il 9,4% della popolazione della Capitale si trova infatti in difficoltà a causa dell’impossibilità di poter affrontare costi legati all’abitazione. Mutui, locazioni, spese condominiali, bollette: spese già gravose diventate fardelli pesantissimi sulle spalle dei cittadini. Per non parlare di chi è privo di un tetto sopra la testa. All’inizio della pandemia veniva ripetuta la frase “Restate a casa”, ma chi una casa non ce l’ha? Dall’inizio dell’inverno sono dodici i clochard morti di freddo a Roma. È l’esercito invisibile di nomadi, mendicanti, senzatetto, sofferenti psichici. Con questa epidemia ogni povertà si fa più acuta, più straziante e pure più insopportabile. Insomma, il Covid-19 miete vittime anche tra chi si salva dal contagio, ma non dai contraccolpi sull’economia. Chi prima riusciva ad arrivare a fine mese, ora sta scivolando in basso. Sono i nuovi poveri della pandemia sociale per cui nessuno cerca un vaccino di cui avrebbero disperatamente bisogno.
Negli anni 50 nessuno si aspettava il famoso boom economico del dopoguerra italiano, e fu sorprendente come una nazione in rovina e in preda ad una guerra civile si riuscì a organizzare portando l’economia alle stelle, senza contare la solidità del tessuto sociale e la qualità di vita.
Dunque, e può esserci di ispirazione e di conforto, guardiamo al passato per immaginare al futuro, pensando che ricostruire è possibile, sulla base della solidarietà e speranza.
Camminando in avanti, senza lasciare dietro nessuno.
Pubblicato su “I FATTI Area metropolitana” Edizione di Aprile 2021
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