E’ precipitato dal settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano ed è morto con l’impatto a terra nel cortile interno dell’edificio. A dare l’allarme sono stati alcuni dipendenti alle 12,30 circa di stamani.
La vittima, un 49enne aveva nelle tasche un tesserino da avvocato ed era titolare di uno studio legale nel milanese, ma a quanto è emerso non esercitava la professione dal 2014. Risulta infatti sospeso dall’Albo a tempo indeterminato a causa dell’omesso pagamento delle quote. Aveva poi subito un procedimento disciplinare per esercizio abusivo della professione.
L’uomo nelle tasche aveva anche un biglietto sul quale annunciava le sue intenzioni suicide a causa di problemi economici e personali. Non si sa perché abbia scelto questo luogo per dare seguito alle sue intenzioni. Non è risultato alcun motivo che giustificasse la sua presenza nei locali del Palazzo di Giustizia, non aveva infatti alcuna udienza che lo vedesse interessato.
Da quanto raccolto dalle testimonianze dagli investigatori, dei testimoni lo avrebbero visto precipitare dal bagno delle cancellerie del Gip, che si trova al settimo piano. Altri testimoni riferiscono che l’uomo era stato visto aggirarsi nei giorni passati per i corridoi del tribunale. Questi racconti sono confermati dalle registrazioni delle telecamere di sorveglianza. Sul luogo, le indagini sono state coordinate dal pm di turno, Cristina Roveda. Al Palazzo di Giustizia si sono recati Francesca Nanni, procuratore generale di Milano e il procuratore Marcello Viola. Giunti sul posto anche i procuratori aggiunti Tiziana Siciliano e Eugenio Fusco. Il Procuratore Viola ha dichiarato che il 49enne era estraneo all’ambiente giudiziario e che l’ipotesi è quella del suicidio. Per dar modo alle forze dell’ordine di procedere ai rilievi, gli agenti hanno delimitato l’area con delle transenne.
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