Il 2020 purtroppo chiude con numeri preoccupanti riguardo alla violenza sulle donne, infatti il lockdown e la pandemia incidono anche sui casi di femminicidio, un anno terribile per le donne. Secondo l’Onu, dallo scoppio della pandemia la violenza sulle donne è aumentata del 20 per cento. Da un lato aumenta la rabbia e la violenza degli uomini; dall’altro versante con le restrizioni in atto e la crescente insicurezza economica è aumentata la vulnerabilità delle donne. “L’emergenza Covid -sottolinea il senatore della Lega Gianfranco Rufa segretario e membro della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, sulla governance dei servizi antiviolenza e sul finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio – ha mostrato si dal suo inizio i rischi a cui sono esposte le donne vittime di violenza, soprattutto tra le mura domestiche. Le chiamate al numero verde 1522 (Linea di aiuto sulla violenza, multilingue e attiva 24 ore su 24 in tutta Italia) sono più che raddoppiate, un dato chiaro che emerge, termometro importante sulla gravità della situazione . La difficoltà delle donne durante i mesi più difficili della pandemia è confermata dalla diminuzione dei dati di accesso alle strutture antiviolenza. Una situazione complessa durante la quale i Centri antiviolenza hanno comunque continuato a garantire la loro operatività modificando le modalità di lavoro. Hanno nella maggior parte dei casi attivato nuovi numeri di telefono e potenziato canali di comunicazione facebook e whatsapp, assicurando comunque sempre nei casi di emergenza interventi in presenza. I centri antiviolenza, si dimostrano ancora una volta una risorsa importante, in un anno vi passano oltre 10 mila donne, e questo evidenziano l’importanza decisiva di questi luoghi. Il governo, non deve più rincorrere alle solite frasi fatte contro la violenza, ma agire tangibilmente per la sopravvivenza e il rafforzamento dei Centri antiviolenza sulle donne. E’ fondamentale che queste strutture si avvalgano esclusivamente di personale adeguatamente formato sul tema della violenza di genere. Assicurando così un’adeguata presenza di figure professionali specifiche, quali: assistenti sociali, psicologhi, educatrici professionali e avvocati civilisti e penalisti con una formazione specifica sul tema della violenza di genere ed iscritti all’albo del gratuito patrocinio. Solo in questo modo con concretezza, si potrà dire di avere fatto qualcosa di vantaggioso per difendere ogni donna, contro questa violenza vergognosa”. Ma c’è di più il Senatore Rufa ha rivolto ufficiale richiesta alla Regione Lazio affinché si doti di un Garante regionale per la tutela delle vittime di reato quale figura importante, per fronteggiare i vari reati di violenza e femminicidio. L’auspicio è che la Regione Lazio recepisca in questo nuovo anno, quest’invito così importante per contrastare la violenza sulle donne.